18 Marzo 2015 - 21:00

Lungo il pianoro audace di Punta Campanella

Reduci da vette innevate e creste invernali, andiamo a ZONzo questa settimana in “quel dei Monti Lattari” e scegliamo di declinare con essi dolcemente verso il mare, fino al pianoro audace di Punta Campanella

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Estrema propaggine sul mare tra le due coste, anello di congiunzione tra l’Amalfitana e la Sorrentina, contesa lingua di terra tra Sorrento e Positano, a un pelo da Capri e a un passo da Ulisse, a ZONzo Outdoor si protende verso la diletta della Dea Minerva: Punta Campanella.

Sovrastata alle sue spalle dal Monte San Costanzo di 497 m della catena dei Lattari, separata dalla “Bocca Piccola” dall’Isola di Capri verso la quale si protende sul Mar Mediterraneo, Punta Campanella o Punta della Campanella, cade “a fagiolo” tra i due comuni di Massa Lubrense nella Penisola Sorrentina e il Comune di Positano nella Costiera Amalfitana. Meraviglia tra le meraviglie.

PUNTA DELLA CAMPANELLAAmanti anche del mare oltre che delle montagne e desiderosi dopo la neve della “vista mare”, gli outdoorini decidono di abbandonare le faticose escursioni sulle vette, per dedicarsi a un’edificante passeggiata su un sentiero “apparentemente” facile e pianeggiante, costeggiato su un lato dal mare e sull’altro da piccoli orti e uliveti.

Ma l’apparenza ben sappiamo che spesso inganna.

D’inganno infatti giocarono le Sirene a Punta Campanella quando tentarono di ammaliare Ulisse nel suo viaggio sul Mediterraneo di ritorno da Troia a Itaca, quando, secondo il racconto dell’Odissea, giocò d’astuzia facendosi legare a un palo e sfuggendo così al canto che proveniva dagli isolotti “Li Galli“, Sirenuse per gli antichi, posti di fronte Praiano.

COSTA di Punta CampanellaEssendo le Sirene, metà pesci metà donne, creature liminali tra terra e acqua, l’immaginario greco colloca idealmente il loro mito proprio sulle “Bocche” tra Capri e Punta Campanella, punti cruciali di passaggio e di dominio sulla navigazione nell’antichità.

Esse avrebbero avuto un tempio nella suggestiva Baia di Ieranto, che delimita a est Punta Campanella. Qui le Sirene, secondo Licofrone, non essendo riuscite ad attirare Ulisse o Odisseo, si gettarono in mare e i loro corpi furono trasportati dalle onde una a Terina (Ligeia) sulle coste della Calabria, una a Punta Licosa (Leukosia) nel Cilento e l’altra a Napoli (Parthenope).

baia di jeranto

Luoghi magici e pericolosi dunque. Come magica, ma birichina è stata la nostra impresa per arrivare fin qui.

Il nostro è un percorso stavolta “ad anello” con partenza e arrivo nella piccola piazzetta di Termini frazione di Massa Lubrense, in cui prima d’incamminarsi, gli outdoorini sono chiamati alle armi dal loro sempre più temerario Group Leader. Il percorso prevede 7 km circa di strada, 5 ore di cammino, quasi 500 m di dislivello fino alla salita al Monte San Costanzo e una panoramica mozzafiato sulla costa, tra baie, insenature, monti, eremi e isole circostanti.

Ma piove. Il cielo è completamente coperto, il vento non accenna a diminuire e le previsioni non sono ottimiste. Ma noi sì.11069435_10153665896188835_4229575028645583824_n

La pioggia non solo può limitare il nostro trekking e regalarci un bel febbrone il giorno dopo, ma rende rischioso un sentiero che già di per sé ha una difficoltà escursionistica per esperti – “EE” – per le rocce taglienti ed esposte che troveremo in particolare nell’ultimo tratto, lungo il crinale che scende verso la punta.

Ma anche la pioggia per gli outdoorini è terapeutica e come il Renzo di manzoniana memoria “In vece d’inquietarsene, ci sguazzavano dentro”.

Infiliamo velocemente i nostri ponchi impermeabili, copriamo gli zaini in spalla, facciamo il pieno di caffè caldo e, come elfetti di diverso colore, c’incamminiamo in questo nostro bosco delle meraviglie, con la stessa ingordigia dei bambini che, noncuranti del pericolo, vanno dritto verso il loro desiderio, con fiducia ed entusiasmo. Bagnati e felici.p

Fanciullini” dentro (ripetiamo continuamente a noi stessi che “la gioventù è di spirito!”) camminiamo lungo la serie di tornanti che ci portano in cima al Monte San Costanzo, da dove una deviazione a sinistra conduce, in breve, alla bianca Cappella dell’Eremo del Monte.

Da qui si può già godere della vista mare sui 2 Golfi, di Napoli da una parte e di Salerno dall’altra, sui quali si sarà affacciata ogni giorno la Dea Athena dal tempio che i Greci vi edificarono per adorare il suo culto.

Punta Campanella era chiamata dagli Ellenici infatti “Promontorio Ateneo”.

Culto che i Romani praticarono alla Dea Minerva. Oggi sul promontorio infatti sorge la Torre di Minerva, fatta costruire da Roberto D’Angiò nel 1335.

Torre della MinervaAlziamo il capo, la guardiamo, tentiamo di fotografarla nonostante le gocce d’acqua che ci bagnano lo schermo degli obiettivi. Questa torre per il nostro album è importante: essa ha battezzato la nostra punta con il nome di “Campanella”.

La torre aveva una funzione di allarme in caso di attacchi di pirati e faceva parte di una serie di torri di avvistamento costruite lungo tutta la Penisola Sorrentina. Sulla torre, che aveva una funzione di avvistamento, in caso di attacchi dei pirati venivano accesi dei fuochi o veniva fatta suonare una campana che dava l’allarme. Da qui l’origine del nome “Punta Campanella”.

Sotto l’auspicio di Minerva, e immaginando questo suono della campana nell’aria, proseguiamo l’intrepido cammino fino alla pineta, attraversata la quale, “il sentiero si fa serio”.1499440_10206242532491700_8719614816728813105_n

Sull’orlo estremo del crinale che si affaccia quasi a precipizio, camminiamo in fila indiana lungo uno strettissimo lembo di terra. Costoni rocciosi dalla forma tagliente ci fanno camminare adagio e quasi con timore di toccare con gli scarponi a terra. La pioggia infatti sta rendendo tutto più impervio e scivoloso. Non c’è più pensiero per il panino. L’importante adesso è scendere giù da questo crinale e farci portare, dolcemente, sulla spianata di Punta della Campanella.

veduta su Capri

Ma cuori bagnati, cuori fortunati. Gli outdoorini “cadono” sempre in piedi.

Non senza difficoltà, ma con l’allegro spirito di “communitas” che si crea quando si prosegue bellamente insieme, siamo sulla spianata di Punta Campanella.

In mezzo al verde della macchia mediterranea, tra carrubo e lentisco e rocce che aprono la terra ancora bagnata, ci sporgiamo letteralmente sul Mediterraneo.

Gli occhi non sanno dove guardare. La vista spazia dalle colline di Massa Lubrense fino al massiccio del Faito. D’avanti a noi, ora vicini, i resti della Torre sotto la quale si nasconde, tramite una scalinata, la suggestiva Grotta delle Sirene.

L’isola de Li Galli, lo scoglio del Vervece, i Faraglioni di Capri e la spiaggetta della Baia di Jeranto.

Il Golfo di Salerno incontra il Golfo di Napoli. Il mare sta per risvegliarsi dal letargo invernale.

E noi, tutti insieme, ci sentiamo bagnati e felici.

 

N.B. Tutti i percorsi raccontati sono proposti dall’associazione Outdoor Campania e frutto di attività nei luoghi citati.

Per le foto si ringraziano gli scatti fatti “sul campo” da parte degli outdoorini presenti citati nei racconti.

 

E così
arrivammo a Punta Campanella
con soprabito e paltò, sottobraccio
e Capri all’improvviso ci salutò, nel cielo terso
dopo cinque chilometri sudati di pietre
tenendoci per mano
sciroppati con le scarpe da passeggio…”

Giuseppe Cassano – poeta

 

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