2 Febbraio 2016 - 13:29

Poletti, ministro depotenziato

Poletti, ministro depotenziato

Dopo il rimpasto di Governo, e le nuove nomine, ridimensionato il Ministro Poletti. Non ha più la delega alla famiglia e al Jobs Act. Nonostante ciò, annuncia: “Reddito minimo per un milione di poveri con minori a carico”

[ads1] Giuliano Poletti è uno dei molteplici esponenti della borghesia media Italiana, costruitosi grazie all’affiliazione con le élite locali, e a quei rapporti di potere, di convenienza, che spesso sono efficienti per il raggiungimento di posizioni di spicco, nonostante non abbia né arte né parte. Un personaggio, per certi versi grottesco, che probabilmente avrebbe trovato posto in uno dei tanti film felliniani.

Dopo una discreta carriera nelle fila del PCI bolognese, passando poi per il PDS, è nominato Presidente della Lega Coop, la Lega Nazionale delle Cooperative e delle Mutue, fino ad ottenere la designazione al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nel 2014 sotto la presidenza Renzi. Ma dopo il rimpasto governativo di gennaio, lo scacchiere  dell’esecutivo sembra cambiato, avendo favorito l’ala alfaniana, e scatenando non pochi malumori nel centro sinistra. Giuliano Poletti n’è uscito completamente a pezzi.

Ad oggi, 2 febbraio 2016, il Ministro ha perso la delega alla famiglia, trasferita a Enrico Costa, neo ministro per gli affari regionali, mentre il bocconiano Tommaso Nannicini, ex consulente economico, è stato nominato sotto segretario presso la presidenza del Consiglio, con delega sui dossier economici: seguirà l’attuazione del decreto del Jobs Act per le partite Iva.

E pensare che Poletti è stato uno dei maggiori promotori della riforma del mercato del Lavoro, nota come Jobs Act: dal suo ministero è emerso, il decreto n°34, uno dei due provvedimenti costitutivi della riforma. Modifiche sulla contrattazione, sulle nuove forme di licenziamento, sui controlli, e sull’art.18.

Poletti è stato anche l’ideatore del pacchetto Garanzia Giovani, apostolato della filosofia del “fare” renziana, ma che di fatto non ha inciso sulla preoccupante disoccupazione giovanile. Pagamenti bloccati, lavoratori costretti a rinunciare per via del precario trattamento, e sui 944mila iscritti al circuito, solo 545mila sono stati presi in carico dai centri di lavoro, di cui circa il 27% ha ricevuto una proposta di lavoro, in genere un tirocinio.

Un ministero complesso e ora dimezzato, quello del Poletti. A peggiorare il tutto, una presunta amicizia con Salvatore Buzzi, indagato nell’ambito di Mafia Capitale, e gli attacchi mediatici da parte dei sindacati e metà del centro sinistra italiano, per le definitive mosse sulla liberalizzazione del mercato del lavoro.

Un ridimensionamento che dissimula una sfiducia, probabilmente.

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