12 Maggio 2017 - 14:23

Possessione demoniaca, tra le cause di addebito per un divorzio c’è anche questa

possessione demoniaca

Il Tribunale di Milano ha dovuto pronunciarsi in merito ad un divorzio in cui il marito chiedeva l’addebito alla moglie che era affetta da possessione demoniaca

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Negli ultimi giorni il divorzio sembra essere entrato prepotentemente tra gli argomenti più discussi nel nostro Paese, in particolar modo dopo la storica sentenza che scardina uno dei principi che regolano i rapporti tra i due coniugi dopo l’effettiva separazione. Una recente delibera del tribunale di Milano, però, ha chiarito anche quali possono essere le ragioni per cui due individui dovrebbero separarsi, e tra queste c’è la possessione demoniaca, per la quale un uomo aveva chiesto l’addebito totale del divorzio alla moglie.

I fatti

La delibera è del 18 gennaio 2017 e riguarda il caso di una separazione in cui il marito si è ritrovato a chiedere l’addebito del divorzio a causa di alcuni comportamenti ossessivi della moglie. I fatti risalgono al 2007, anno in cui la signora avrebbe iniziato a soffrire di crisi convulsive e ad assumere comportamenti tali da non poter vivere serenamente né assolvere ai doveri coniugali. La donna, secondo le testimonianze del marito, tentava di curarsi con una terapia a base di rimedi spirituali e con una serie di visite frequenti ad un frate cappuccino.

Ancora, la signora andava spesso in pellegrinaggio in giro per l’Italia ed è stato calcolato che, nell’arco di sei anni e mezzo, ne abbia compiuti addirittura 45. Inoltre partecipava quotidianamente al rito della Comunione e indossava un saio. La signora aveva infine sentito la necessità di abbracciare i voti di povertà, obbedienza e castità, incompatibili, ovviamente, con il regolare svolgimento della vita coniugale.

L’ipotesi di possessione demoniaca

La tesi che poi ha portato ad inserire la possessione demoniaca tra le cause della separazione è stata avvalorata dalle testimonianze del frate a cui la donna si rivolgeva, che avrebbe raccontato di episodi in cui ella “cade vittima di improvvisi irrigidimenti e convulsioni corporee, striscia e si scuote sul pavimento”. I medici a cui la donna si era rivolta, inoltre, avevano dichiarato che “non è affetta da alcuna conclamata patologia tale da poter spiegare i fenomeni”.

Il tribunale, pur avendo riconosciuto le ragioni del marito esasperato, ha dovuto fare i conti con l‘inspiegabilità dei fenomeni che non dipendono dalla volontà della donna, seguita da tempo da diversi preti esorcisti. Parlando in termini strettamente giuridici, mancava “il requisito della imputabilità soggettiva di questi comportamenti”.

Il Tribunale ha dichiarato che la donna “non agisce consapevolmente” e non c’è, dunque, la possibilità di addebito di colpa. Anche la moglie aveva chiesto l’addebito nei confronti del marito a causa delle continue intromissioni nella sua ricerca, seppur esasperata, di trovare una cura alla sua malattia. Ma il risultato è stato lo stesso e il Tribunale non ha riscontrato colpa neanche in questo caso.

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