22 Dicembre 2014 - 12:00

Pranzi natalizi, come sopravvivere

Pranzi natalizi, come sopravvivere alle giornate piene di cibo, vino, parenti stretti come il pantalone alle quattro del pomeriggio. Come scegliere il posto migliore a tavola

[ads2] Ci siamo, stiamo andando incontro a una maratona di settimane “non stop di abbuffate. Ne siamo tutti consapevoli, ma non ci preoccupiamo perché a gennaio abbiamo già rinnovato l’abbonamento alla palestra, ci siamo allenati, anche fuori dai pranzi natalizi, ad alzare la forchetta, i calici di vino, di spumante. La nostra mascella ha già vinto la medaglia d’oro per i pesi massimi, per tutte le volte che si è allenata con dolcetti, mostaccioli e panettoni.

A prescindere dalle preoccupazioni che ognuno di noi conosce per salvaguardare il girovita, e la vita, durante i pranzi natalizi, c’è un piccolo dettaglio che non dobbiamo assolutamente trascurare: dove sedersi a tavola.

La posizione a tavola è strategica e condizionerà tutta la vostra giornata.

Puntate subito, quindi, al posto migliore del tavolo. La prima regola è: vietato sedersi vicino ai fornelli, a meno che, non volete lanciare un nuovo profumo al gamberetto e calamaro fritto. Scegliete un partner, se siete single in genere il posto migliore durante i pranzi natalizi è quello vicino al cugino simpatico, o all’amante del vino, vostro coetaneo che meglio di altri può capire e sostenere durante tutta la giornata: l’unione fa la forza.

Evitare assolutamente di sedervi a fianco di: bambini troppo piccoli. Spesso giocano col cibo tirandolo in giro, infilano le dita ovunque e possono scoppiare a piangere da un momento all’altro. Bambini di tutte le età, perché si sa che loro hanno una vita sociale più movimentata della nostra, e nelle migliori delle ipotesi ci ritroveremo soli al tavolo perché saranno andati a giocare nel giro di cinque minuti. Nella peggiore, saremo i soggetti designati per marachelle e scherzi di aspiranti teppisti.

pranzi natalizi elf

I pranzi natalizi sono soddisfacenti come la fine di una giornata ai servizi sociali. Se siete seduti al fianco di un parente anziano, probabilmente avrà bisogno di assistenza, e soprattutto, avrà bisogno di ricordare e raccontare tutti i natali passati, tutte le fidanzate, marachelle, lavori, stipendi, raccolti, fino ad arrivare a raccogliere voi, mezzi addormentati, con la testa sulla scarola imbottita.

Se siete degli sfigati non sedetevi al fianco della parente orgogliosa del figlio, perché non farà altro che parlare ed elogiare il proprio pargolo, citando le sue formidabili gesta. Preparatevi, vi ritroverete a dire che l’altro ieri avete scalato l’Everest e adesso vi hanno offerto un viaggio per il K2. In realtà, è la mancanza di ossigeno o la voglia di buttare giù dal precipizio una zia troppo chiacchierona, che vi fa blaterare sui monti.

Preparatevi, poi, alle solite (tradizionali?) domande di circostanza a cui sarete sottoposti, come ogni anno.

Ai pranzi natalizi s’incontrano parenti di cui non si ricorda neppure il nome, no problem, il cognome è lo stesso. Sono i parenti amanti dello strapazzo della guancia, del “Mamma mia, ma sei ingrassata!”, quelli che incontriamo solo in quest’occasione, o poche altre all’anno, quelli che ci faranno domande imbarazzanti. Se siete single vi chiederanno dov’è il fidanzato. Se siete fidanzati vi chiederanno quando vi sposerete. Se siete sposati vi chiederanno quando farete figli. Se vi siete laureati vi chiederanno perché non fate un master. Se avete fatto il master vi chiederanno perché non trovate lavoro. Se lavorate vi chiederanno con sguardo di pietà se avete un contratto a tempo determinato. Se avete un contratto a tempo indeterminato, v’illustreranno i perché la libera professione sia, in realtà, la scelta migliore per concludere qualcosa nella vostra vita.

Ai pranzi natalizi non si sfugge, concentratevi sul cibo, il buon vino e la musica, gli ingredienti ideali. Sorridete al maccherone che vi ha lanciato vostro nipote tra i capelli, alla maschera al viso di pinoli uvetta e scarola, alla “foto photoshoppata” che raffigura voi in cima all’Everest, sorridete al cugino compagno di bevute, e soprattutto al parente strizza guancia, battetelo sul tempo con un: “Non sono fidanzata, non voglio figli, ancora mi devo laureare, lavoro a nero, non sono ingrassata e tu, come ti chiami?”