9 Settembre 2016 - 16:43

Prince Buster, addio alla leggenda della musica ska

prince buster

E’ morto all’età di 78 anni Prince Buster, l’ultima leggenda della musica giamaicana ancora in vita. Le sue canzoni hanno influenzato la cultura di un’intera generazione

[ads1] Se ne va all’età di 78 anni Cecill Bustamente Campbell, meglio conosciuto con il nome d’arte che l’ha reso celebre di Prince Buster. La morte è sopraggiunta ieri in un ospedale della Florida, dove era ricoverato a causa di una malattia incurabile che gli aveva causato una serie di ictus.

Con Prince Buster se ne va l’ultimo pezzo della grande musica giamaicana che negli anni ’60 fece da colonna sonora all’indipendenza della piccola isola caraibica dalla Gran Bretagna. Prince Buster (insieme ad altri totem giamaicani quali Tommy McCook and the Skatalites, Don Drummond, Roland Alphonso, Lord Tanamo, Desmond Dekker ecc) è stato precursore delle ritmiche in levare tipiche dello ska e del rocksteady, generi all’origine dell’esplosione del fenomeno reggae su palcoscenici più main stream con Bob Marley.

La musica di Prince Buster è stata d’influenza per tantissimi altri gruppi, tanto giamaicani quanto britannici. Tra i tanti, la storica band londinese Madness, che prende il nome proprio da una sua canzone (riproposta dall’omonimo gruppo) e che ha fatto della cover di One Step Beyond (pezzo scritto proprio da Buster) uno dei propri successi universalmente riconosciuti. Gli stessi Mandness, nel 1979 dedicarono all’artista scomparso ieri la loro famosa The Prince.

Ma, in generale, sono tanti i gruppi ska che hanno omaggiato, verso la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80, Prince Buster, fonte di ispirazione per un’intera generazione. Dagli Specials ai Bad Manners, tantissime band inglesi hanno preso spunto dalla sua musica per far quadrato tra nativi britannici e immigrati dalle ex colonie caraibiche contro le diseguaglianze sociali createsi agli albori del thatcherismo.

La musica di Prince Buster e degli altri guru giamaicani, importata nel Regno Unito dai lavoratori immigrati dalle ex colonie, è stata il cemento su cui si è andata costruendo una nuova identità working class britannica, il collante che ha tenuto insieme (e ancora non ha smesso) generazioni di mods, skinheads e rude boys nel nome della fratellanza, dell’anti razzismo e dell’odio per le discriminazioni sociali. Un esempio che, soprattutto di questi tempi, non guasta mai continuare a ricordare.

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