17 Febbraio 2016 - 23:38

RAI: allineati, coperti…e Direttori

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Nuove nomine fra i direttori di rete RAI. Campo Dall’Orto garantisce la totale autonomia delle nuove figure ma la realtà è leggermente diversa da quella descritta dall’AD. Nuovo intervento in chiave “ansaldiana”?

[ads1]La RAI(Radio e Televisione Italiana) da sempre rappresenta la croce e la delizia del nostro Paese.

Da ormai diversi anni, infatti, oltre a svolgere un ruolo strategico nell’ambito dell’informazione italiana, la televisione di Stato si è trasformata in un vero e proprio mezzo di “distrazione di massa”.

Dopo i diktat del deputato (renziano di ferro) Ansaldi sulla linea che l’informazione pubblica deve seguire (cioè prostrarsi a qualsiasi tipo di volere della maggioranza di governo che ne ha dato l’indirizzo) e dopo la scellerata riforma RAI (in cui si affida, in pratica, il potere assoluto ad un AD di nomina politica), ecco arrivare i primi provvedimenti sulla direzione delle tre reti.

Giovedì 18 febbraio, in occasione del consiglio di amministrazione, il “super” AD Antonio Campo Dall’Orto proporrà i nomi per la direzione delle reti nazionali.

Andando al di là delle competenze personali (per nulla messe in discussione), alcuni dei nomi proposti da Campo

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Dall’Orto (Bignardi per Rai Tre, Dallatana per Rai due e Gabriele Romagnoli per RaiSport) portano la mente dei più alla chiusura del cerchio nel “magico” mondo RAI.

Innanzitutto è possibile notare come da un lato buona parte  della stampa allineata con le scelte politiche attuali è stata “dirottata” nell’informazione pubblica e dall’altro come le ulteriori scelte fatte rappresentino, comunque, un chiaro indirizzo politico.

Andando per ordine può essere fatto un ragionamento specifico per le tre figure.

I futuri direttori di Rete sono collegabili (in maniera più o meno diretta, ad esempio attraverso coniugi, attività lavorative passate in tv o giornali) alla sfera partitica (in particolar modo quella del Pd) e, in maniera più o meno netta, la loro “imposizione” richiama direttive specifiche, frutto tanto della nuova riforma RAI quanto della volontà “ansaldiana” di “indirizzare” l’informazione.

Proprio questi ultimi punti confermano la vera volontà di portare avanti un determinato tipo di gestione della televisione di Stato che, agevolando uno specifico tipo di “cultura” di rete, permetterà una piena visibilità a taluni (elogiando le loro “gesta”) e un minore pluralismo televisivo.

Tutto ciò non differisce da quanto successo negli scorsi anni con l’ultimo Presidente del Consiglio eletto (Berlusconi) a cui si contestava proprio la mancanza di “pari condizioni” di accesso al servizio pubblico e l’eccessivo orientamento delle notizie.

Inoltre, questione non meno importante, si andrebbe a mistificare tutto il sistema informativo generando solamente la descrizione di una realtà gradita al “condottiero” di turno (anche in chiave elettorale) ma non del tutto corrispondente alla realtà dei fatti.

“Fino a quando un Paese non ha la libertà civile e la libertà di informazione e una stampa indipendente, allora non esiste nessuna componente dell’opinione pubblica in grado di controllare il comportamento del governo.”(Andrei D. Sakharov)

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