1 Dicembre 2016 - 19:22

Ratatouille, la prospettiva del saziarsi

Era il 2007 e la Pixar era chiamata ad un piccolo riscatto. Se ‘Cars – Motori Ruggenti’ aveva suscitato stupore per i ragazzini e conseguito ad un ottimo merchandising, lo stesso non poteva dirsi per lo spessore della pellicola. La Pixar recepisce l’errore di Lasseter e riaffida la regia a Brad Bird (Nemo vi dice nulla?!). Esce così fuori ‘Ratatouille’, considerato uno dei migliori film d’animazione di tutti i tempi

[ads1]

Parlare di una pellicola come Ratatouille non è facile. Perché quando si parla di temi delicati, e di grandi opere d’arte, la cronaca potrebbe passare in secondo piano. Anzi, è proprio elogiare che a volte diviene difficoltoso. Mentre criticare è sempre divertente, sia per chi scrive e sia per chi legge. Eppure se c’è qualcuno che ci ha sempre stupito e lasciato senza parole, quella di sicuro è la Pixar Animation Studios. Dopo 7 capolavori, era forse troppo aspettarsi una nuova “era”. Eppure, con Ratatouille, quasi dieci anni, la Pixar tornò alla grande ed iniziò una lunga serie di successi: sia a livello d’incassi che di qualità.

La trama: il mondo Pixar a Parigi, tra colonie di topi e cucine da recensireratatouille

Remy è un topo un po’ speciale visto il suo olfatto particolarmente rilevante. Egli sviluppa dunque una passione per il cibo, soprattutto quello di qualità, quello di umani. A discapito invece da quello che i topi frugano tra i rifiuti della spazzatura. Ma per gli altri topi non è altro che un “garante” sulla commestibilità del cibo e nulla più. Eppure lui sviluppa un senso critico ben superiore rispetto ai suoi simili e viene immediatamente affascinato da Auguste Gusteau. 

Un cuoco dal detto: “Chiunque può cucinare”. Seguirà dunque i suoi consigli sbirciando la TV degli esseri umani e spesso si ritroverà a chiacchierare con la sua coscienza che prenderà le forme del baffuto cuoco. Ratatouille si infiltrerà persino nella cucina del Ristorante Gusteau, e tramite l’aiuto di Linguini cucinerà all’insaputa degli altri chef del ristorante, riportando in auge il Ristorante vista la recente morte di Gusteau. Linguini (nome non a caso) sembra un classico servo della cucina, ma si scoprirà essere figlio segreto dello stesso Gusteau, e dunque, proprietario per eredità del celebre ristorante. Il detto di Gusteau dunque, l’avrà vista lunga. Chiunque può cucinare. E tutta Parigi lo saprà.

Gli esseri umani non si limitano a sopravvivere, e neppure i topi

“Gli esseri umani non si limitano a sopravvivere, non vivono in superficialità, sperimentano. Come nel cibo”, è una bellissima citazione ad inizio film da parte di Remy. Perché lo scopo di ogni essere umano sarebbe quella di far ben altro che sopravvivere, ma di vivere una vita speciale. E spesso chi cerca l’imprevedibile finisce per sentirsi fuori dalla mandria. Remy infatti, non è altro che un topo eccessivamente curioso che investe sul proprio talento e sulla propria passione. Non molto diverso da ogni essere umano che si concentra su ciò per cui è realmente portato. Anche a costo di sentirsi pesce fuor d’acqua. Un messaggio bellissimo e profondo, che ci fa capire di come nella vita l’unica cosa prevedibile sia l’imprevedibilità degli eventi.

Anton Ego e la Prospettiva

A smuovere gli equilibri, con le recensioni dei ristoranti di cucina, è il personaggio di Anton Ego, un critico molto freddo e pungente, che smuove gli animi di ogni chef francese. Può sembrare l’antagonista di turno, ma ancora una volta la Pixar ci regala un “falso cattivo”. Ego alla fine non fa altro che il suo lavoro, seppur in modo a volte troppo crudele. Ma è egli stesso a stimolare la cucina di Ratatouille nella scena finale del film. 

“Cosa desidera, signore?”

“Un po’ di prospettiva. O ne siete sprovvisti?”

E’ sulla prospettiva che si basa il mestiere di Anton Ego. La capacità di vedere le cose da un punto di vista diverso dal solito, analizzando e percependo gli aspetti negativi e positivi di ogni piccolo gesto. Egli non ordina un piatto, dà libera scelta al cuoco che non sa essere un topo. La prospettiva che si ritroverà al primo boccone sarà la più inaspettata di tutte, soprattutto per lui.

ratatouille8

La recensione di Ego lascia tutti a bocca aperta. Un finale commovente e stimolante come solo la Pixar avrebbe potuto regalarci. Da ascoltare ancora ed ancora.

Non tutti possono diventare dei grandi artisti, ma un grande artista può celarsi in chiunque

E’ la frase che riassume quasi due ore di Ratatouille. Una splendida citazione che potremmo allargare nelle nostre vite, come la Pixar vorrebbe. Insegnarci, aprirci gli occhi, e stimolarci nella ricerca di grandi avventure. E’ un semplice (eufemismo) film d’animazione, eppure ci riesce alla grande.

Un titolo accattivante e l’evoluzione dei personaggi

Se sul “viaggio” mentale dei personaggi la Pixar ci ha sempre abituati fin troppo bene, è sul titolo che sarebbe necessario e doveroso spendere qualche parolina in più. Ratatouille, punto. Un titolo che potrebbe non dire nulla, eppure va ben oltre l’assonanza acustica tra la parola “ratto” (protagonista della pellicola) e nome del piatto. La Ratatouille sarà il piatto finale di Remy per Ago, il piatto che rievocherà la prospettiva del critico incoronando il topo come il più grande chef della Francia. Simbolo del risultato, che se sudato e combattuto, arriva per chiunque. Al tempo stesso, il personaggio che forse cambia maggiormente è il giovane Linguini. “Non ho mai deluso nessuno perché nessuno ha mai posto aspettative su di me”, è la storia di un povero ma bravo ragazzo che cerca il suo posto nel mondo, e tramite l’amicizia con Remy, capirà il valore dell’umiltà, mettendo da parte la gloria ed il proprio nome. Relegandosi a cameriere lasciando l’intera cucina nelle zampette del tenero Remy. Il vero cuoco a cui Linguini deve il suo enorme successo.

maxresdefault

Dedicato a tutti quelli che si sentono topolini in trappola.

[ads2]