5 Dicembre 2016 - 12:07

Referendum Costituzionale: analisi ed approfondimento su una giornata di “cambiamento”

referendum costituzionale

Il Referendum Costituzionale e la vittoria del No, consegnano un’Italia totalmente diversa alla politica. Consapevolezza, Sud e giovani gli elementi portanti della vittoria del No

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Il Referendum Costituzionale e la schiacciante vittoria del No, con tutte le conseguenze dettate proprio dalla bocciatura del Ddl Boschi, hanno permesso di osservare un’Italia diversa in cui le indicazioni di voto vanno ad evidenziare dei dati politici da non sottovalutare.

referendum costituzionaleInfatti, osservando la distribuzione territoriale del voto, è possibile individuare tre fattori che mostrano quale sia la reale risposta dell’elettorato alla modifica della Carta Costituzionale.

Fattore 1: l’importanza della Costituzione

Uno dei fattori primari è proprio quello dell’importanza attribuita alla Carta Costituzionale da parte del popolo italiano che, consapevole degli effetti catastrofici di una riforma eccessivamente “governocentrica”, ha preferito spazzare ogni possibilità di accentramento dei poteri a favore della difesa del “documento fondamentale” nato dopo il ventennio fascista e la guerra.

Questo elemento, per quanto scontato, è risultato fondamentale in virtù di fattori quali il forte confronto precedente al voto, caratterizzato dalla onnipresente “strategia della paura” (che ha prevalso, invece, durante le scorse elezioni europee), i messaggi, più che schierati a favore del Sì, da parte della maggioranza dei media nazionali e il quesito “truffaldino” presente sulle schede elettorali.

Fattore 2: il Sud volano per la vittoria del No

Altro dato fondamentale è quello rappresentato dalla risposta, diretta e “concreta”, del Sud Italia all’appuntamento referendario.

Infatti, l’exploit del No in tutto il merdione rivela un tentativo di riscatto da parte del Sud che, al netto di personalismi e clientelismi fin troppo “spiattellati” con leggerezza, non solo non ha apprezzato la riforma in sè ma richiede, a gran voce, un reale cambio di rotta che permetta di uscire dall’empasse in cui il mezzogiorno è precipitato dopo i danni incalcolabili di riforme penalizzanti quali, su tutti, il Jobs Act e la Buona Scuola.

Fattore 3: il voto dei giovani

Rispetto ai primi due dati, più generici e meno focalizzati sulla specifica redistribuzione del voto, quello delle “giovani generazioni” è risultato il voto fondamentale per la vittoria del No.

La bocciatura da parte dei giovani italiani rappresenta un elemento politico di grande importanza in quanto il voto contrario alla riforma è soprattutto una risposta alla disastrosa politica renziana che ha condotto le “future generazioni” nell’oblio più totale.

In pratica, l’attribuzione di ulteriori poteri ad un Presidente del Consiglio che già ha calcato, e non poco, la mano su tematiche fondamentali per la vita degli under 40, è sembrato un azzardo che poteva solamente peggiorare le cose senza alcuna futura possibilità di riscatto.

A tutto ciò, quindi, si associa una forte richiesta di cambiamento reale a partire da una visione “futuristica”, permettendo a coloro che attualmente subiscono la crisi delle istituzioni e della società di risollevarsi, che prescinda dal potere costituito e che comprenda una “riforma strutturale” (specifica”) del vivere quotidiano “italico”.

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