18 Settembre 2015 - 10:48

Renzi e la Riforma del Senato: perchè io so io e voi non siete un…

La Riforma del Senato ritorna in auge a causa dell’ennesimo scontro istituzionale. La nuova discussione, con protagonisti Renzi e Grasso, si fonda ancora una volta sul principio di “monicelliana” memoria “io so io e voi…”

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In un celebre film del 1981 di Mario Monicelli, l’indimenticato Alberto Sordi interpreta il ruolo un di nobile arrogante, volgare, prevaricatore e crudele.

Onofrio del Grillo, in realtà, assume  un doppio ruolo che lo lega sia alla decadente aristocratizia romana che all’ipocrita atteggiamento italico del “non sai chi sono io”.

Quest’ultima peculiarità trova il suo apice nella frase “Ah… me dispiace. Ma io so’ io… e voi non siete un cazzo!” ,quando il marchese, coinvolto in una rissa dopo aver scoperto l’esperto baro di una bettola, riesce a salvarsi dall’arresto solamente perchè aristocratico e potente.

L’epressione, però, può essere facilmente riportata ai giorni nostri con un riferimento specifico alle vicende inenrente la celebre “Riforma del Senato”.

Infatti, dopo i migliaia di emendamenti presentati (e poi ritirati), lo strappo con la minoranza interna  del partito(poi stranamente rientrato) e lo smacco in Commissione Affari Costituzionali, la Riforma del Senato ritorna all’attenzione delle cronache nazionali a causa dello scontro fra il Segretario/Premier Renzi ed il Presidente del Senato Pietro Grasso.

Renzi e la Riforma del Senato: perchè io so io e voi non siete un...

Renzi e la Riforma del Senato: perchè io so io e voi non siete un…

Il caso è, letteralmente, scoppiato quando il Pd, partito di maggioranza relativa, ha deciso di bypassare la Commissione (prima con i capigruppo e poi, grazie anche al voto favorevole della minoranza, in Senato) e portare il ddl Boschi direttamente in aula.

In questo marasma generale entra in gioco il Presidente del Senato Grasso a cui spetta decidere se ammettere o meno gli emendamenti all’art. 2 della Riforma (che modificherebbero l’elezione dei nuovi senatori introducendo il voto diretto) e che già la Presidente dell Commissione, Anna Finocchiaro, ha dichiarato inammissibili secondo il regolamento.

La situazione, emersa dalle diverse strategie della maggioranza di Governo, ha portato ad un vero e proprio scontro istituzionale fra il Presidente del Consiglio e quello del Senato basato su una base prettamente politica (data l’appartenenza allo stesso partito).

Con la lapidaria affermazione “Se il presidente del Senato riaprirà la questione dell’articolo 2 della riforma costituzionale ascolteremo le motivazioni per cui ha riaperto e decideremo di conseguenza”, Matteo Renzi ha ufficialmente aperto il faccia a faccia, generando anche un certo imbarazzo nel funzionamento degli organi dello Stato.

Infatti, pur non essendo la prima volta che il Governo interviene a gamba tesa nell’attività legislativa, la questione genera un ulteriore situazione che non solo coinvolge il legislativo ma anche una carica che dovrebbe essere, in base alla Costituzione Repubblicana, terza ed imparziale.

L’esecutivo per bocca del Premier sembra volersi impadronire  dell’intero iter legis,facendo  pressione su una figura a loro legata politicamente, e stravolgendo, senza alcuna preoccupazione di conflitto di attribuzioni, il normale svolgimento della vita democratica.

Inoltre, non essendo contemplate azioni nei confronti del Presidente del Senato se non da parte dei Senatori stessi, non si capisce a quali conseguenze si faccia riferimento e a cosa porterebbe la “velata minaccia” pronunciata da Renzi.

La sropositata reazione renziana, in un certo senso, nasconde qualcosa di più grande: la paura per l’assenza di numeri solidi a Palazzo Madama.

A tal proposito bisogna (pur considerando l’atteggiamento ambiguo avuto in tutte le altre questioni) tener presente il pressing della minoranza dem da un lato ed il possibile prolungamento della discussione parlamentare dall’altro che farebbero facilmente slittare l’approvazione a data da destinarsi.

Grasso, che ha duramente risposto alle accuse del Premier, si trova quindi ad affrontare una situazione più unica che rara in cui la scelta su cosa fare passa direttamente dalla decisione fra il rispetto della Carta costituzionale e l’appartenenza al partito di maggioranza relativa.

In attesa della discussione finale (fissata per martedì 22), la penisola italica si ritrova, ancora una volta, a dover far fronte ad un groviglio istituzionale, comprendente le solite schermaglie fra cariche dello Stato, a discapito di una nazione ormai affranta e totalmente distante dalla bagarre politica.

“Il grillo del marchese sempre zompa… chi zompa allegramente bene campa!” (Parola d’ordine porte del Quirinale, da “Il Marchese del Grillo”)
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