10 Aprile 2016 - 22:44

Ricordando Jacques Prévert, la poesia nel cinema

Jacques Prévert

Oggi ricorre il 39esimo anniversario della morte del poeta, scrittore e sceneggiatore francese Jacques Prévert. Noi di Zon Movie abbiamo deciso di ricordarlo così

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Abile paroliere, autore di versi  apparentemente semplici ma che prendono vita grazie ad un’originale contaminazione, Jacques Prévert si è spento l’11 aprile del 1977 a Omonville-la-Petite.

Una cifra stilistica inconfondibile unita a una musicalità che si ritrova nel ritmo interno dei suoi dialoghi, nella prosa e nelle canzoni scritte da lui per le colonne sonore di alcuni film. Prévert irruppe sulla scena letteraria francese nel Secondo Dopoguerra ottenendo un largo consenso grazie all’immediatezza della sua prosa in grado di suscitare sentimenti, oltre che idee. Nonostante la vicinanza al surrealismo, lo scrittore francese scelse di non rinchiudere la poesia all’interno di uno stretto perimetro che potesse trasformarsi in una gabbia d’acciaio. Nutriva una profonda avversione nei confronti dell’intellettualismo che spesso si traduceva in un linguaggio asettico e difficilmente accessibile.

Ecco una delle sue poesie più celebri:

I ragazzi che si amano si baciano in piedi

Contro le porte della notte

E i passanti che passano li segnano a dito

Ma i ragazzi che si amano

Non ci sono per nessuno

Ed è la loro ombra soltanto

Che trema nella notte

Stimolando la rabbia dei passanti

La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia

I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno

Essi sono altrove molto più lontano della notte

Molto più in alto del giorno

Nell’abbagliante splendore del loro primo amore

 

E il rapporto con il cinema? Nel corso degli anni venti Prèvert iniziò a lavorare all’interno del gruppo del teatro militante “Octobre”. Ma fu il sodalizio con Carné che mise in luce le sue doti. L’affinità elettiva tra scrittore e regista li collocò nel solco del realismo poetico francese in cui la fantasia sognante è calata nella realtà e riesce a fotografare stati d’animo e sentimenti.

I copioni di Prévert conservano la traccia del surrealismo nei suoi temi, ovviamente, ma anche la preoccupazione di bandire “l’elitismo” delle avanguardie prediligendo un cinema popolare accessibile ai più. È un’eredità surrealista anche il gusto per il melodramma popolare, per le numerose peripezie e le coincidenze nei racconti. Fa da sfondo l’idea dell’eroe tragico, destinato a essere sconfitto dal fato prima ancora che da una società ingiusta. Les Enfants du paradis (Amanti perduti, 1945) ne costituisce l’esempio più perfetto e vale al poeta francese la sua unica nomination all’Oscar.

I temi dell’amore predestinato e della persecuzione fatale, il quadro sociale che sembra determinare gli eventi che sovrastano i personaggi rappresentano il comune denominatore del binomio  Prévert-Carné.

“Un occhio attento al minimo passo del mondo” così il poeta è stato definito da Gian Domenico Giagni, curatore della prima edizione italiana delle sue poesie.

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