16 Giugno 2016 - 12:39

Roma2024 e il referendum, ecco le parole di Malagò

roma2024

Roma2024, il numero uno dello sport Nazionale, Giovanni Malagò, appoggia l’idea del Referendum ma è anche preoccupato per la candidatura alle Olimpiadi

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Se il referendum fosse domenica sarebbe perfetto, nessun problema, anche perché l’ultimo sondaggio dice che il 77% è d’accordo. Per la giacchetta non ci facciamo tirare, parlare di referendum non è serio, meglio allora ritirarsi subito”. Lo ha dichiarato il presidente del Coni Giovanni Malagò, ospite del videoforum di Repubblica Tv per parlare della candidatura ai Giochi del 2024 (Roma2024). Domenica è previsto il ballottaggio tra i candidati sindaci Giachetti e Raggi: se quest’ultima fosse eletta e dicesse no alle Olimpiadi di Roma2024: “dovrebbe andare a disconoscere una delibera dell’amministrazione precedente e se ne prende atto. La candidatura va avanti solo se c’è condivisione tra Comune, Coni e Governo, se una delle tre gambe del tavolo manca si chiude la partita, ma poi bisogna assumersene la responsabilità” le parole di Malagò.

Ad una domanda che ha rievocato alcuni sprechi del passato e la sfiducia dei cittadini verso le grandi opere, Malagò ha replicato: “E’ importante sottolineare che una cosa è il comitato organizzatore dell’evento e una cosa chi gestisce. Chi in passato si è occupato dell’evento sportivo non si è occupato dei lavori, io non ho mai firmato un assegno, non ho mai fatto una gara, un capitolato, mi sono occupato solo dell’amministrazione sportiva. Adesso non c’è più una cabina di regia come prima essendoci un nuovo codice degli appalti. Se non ci si fida, il problema è generale, anche per la sistemazione delle buche questo è l’approccio. Ognuno può avere le sue perplessità e questo vale anche per un ponte sulla Magliana o il completamento di una stazione, non capisco perché queste riflessioni si fanno soltanto sulla candidatura olimpica“. Il presidente del Coni conferma che anche con i 5 miliardi previsti per le spese si parlerebbe a ragione di Olimpiadi di Roma2024 low cost: “Nel dossier non ci siamo inventati nulla di più di quello che era già il piano di interventi pubblici. Dei 5 miliardi previsti, 2.3 sono garantiti dal Cio per contratto, gli altri sono investimenti che il Governo già garantisce a prescindere. Ad esempio l’anello ferroviario, i collegamenti diversi e migliori tra Termini e Fiumicino. Quello che la nuova amministrazione decidera’ noi la mettiamo lì. C’è solo il Governo che per legge deve essere interlocutore finanziario per cui la città avrà solo benefici. Se non arriva la candidatura il cittadino perderà questi benefici” ha spiegato Malagò.

Nella corsa verso l’assegnazione delle Olimpiadi a Roma2024, la capitale ha delle concorrenti, ma Malagò non rivela quella che teme maggiormente e spiega: “Non lo posso dire perché in questa gara non si vince contro qualcuno, si vince raccattando per strada il secondo e il terzo voto dei membri Cio. Siccome siamo in quattro a contendere, alla fine vincerà chi riesce a prendere i voti della prima e della seconda città escluse” le parole del numero uno dello sport italiano, che non rivela il suo voto (“Penso che sia inelegante che uno pubblicamente dica il voto, ancora di più se è un funzionario pubblico, ma rivendico di essere rispettoso di tutti“) e non si dice pentito per non aver accettato l’invito di Renzi a candidarsi a sindaco di Roma. “Prima di Renzi me l’hanno chiesto i contendenti di Renzi, non so se sia un merito o meno, ma da più esponenti politici ho ricevuto l’offerta di candidarmi e non mi sono pentito. Non sarebbe stato serio lasciare il mio ruolo“. Parlando della polemica scatenata dall’ex sindaco Ignazio Marino, che ha detto che il villaggio olimpico si è fatto a Tor Vergata per compiacere alcuni imprenditori che hanno interessi in quella zona, Malagò ha spiegato: “Io credo di avere un mio stile ed una mia linea di comportamento e non mi va di entrare in polemica con Marino. Ricordo che Marino era felice e contento nel sottoscrivere quel dossier sulla candidatura“. E sulla collocazione del villaggio ha spiegato: “Spostarlo? Se ci sono altri luoghi ne parlino, ma il dossier deve essere votabile. Caltagirone? Se si fanno opere sportive vanno a bando. Le polemiche sono strumentali“.

Infine, Malagò ha risposto anche a due domande “tecniche” riguardanti strettamente lo sport. Sugli sport di squadra che vanno potenziate, ha spiegato che “a Rio il paese con più atleti è il Brasile, a Londra l’Inghilterra. Questo perché adesso qualificarsi, soprattutto negli sport di squadra, è sempre più difficile. Ma il paese ospitante ha di diritto tutte le sue squadre pre-qualificate. E sapendo che sarà così abbiamo sette anni di tempo per costruire squadre competitive“; sul caso Schwazer ha ribadito che “le leggi non le faccio io ma la Wada. Nel caso di Schwazer la sentenza fu molto pesante, lui si è appellato e non gli è stato scontato nulla. Se la legge viene cambiata e dicono: chi bara è fuori per sempre io la applico ma se la legge dice che si può tornare io la applico“.

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