14 Ottobre 2017 - 10:26

Rosatellum 2.0: una legge fondata sull’instabilità e la paura

Rosatellum 2.0

Il Rosatellum 2.0 mostra tutte le debolezze di una legge elettorale fondata sull’instabilità. Quali sono i possibili scenari per l’Italia?

Il Rosatellum 2.0, la nuova legge elettorale che si appresta ad essere protagonista alle prossime elezioni, è stato approvato attraverso la fiducia tra le proteste di parte delle opposizioni (M5S, SI, Mdp ed FdI) e l’appoggio di un gruppo bipartisan (Dal Pd alla Lega passando per FI).

Al di là del metodo utilizzato, che merita un approfondimento sui mezzi utilizzati – la fiducia appunto – e sull’ennesima espropiazione legislativa del Parlamento, ciò che si è reso immediatamente visibile è la totale instabilità che le neonate regole apporteranno durante la prossima Legislatura.

Infatti, rievocando le vicende spagnole e tedesche (che a causa di una legge elettorale non del tutto attenta alla realtà), il Rosatellum 2.0 si è mostrato fonte di precarietà istituzionale traendo la propria forza dalla più classica strategia della paura.

Rosatellum 2.0

In sostanza, riprendendo le simulazioni effettuate dal Corriere della Sera e Il Fatto Quotidiano, ci si è resi conto che, anche in caso di nuova Grande Coalizione all’italiana, nessuno sarebbe realmente in grado di governare a causa della redistribuzione dei seggi imposto dalla legge.

Partendo quindi da regole fondate sull’incertezza politica, si può facilmente dire che ciò che si è creato con il Rosatellum 2.0, considerando una consuetudine europea fin troppo diffusa, è un clima di costante tensione individuale tendente all’allerta continua legata alla gestione del Paese.

Partendo da una sconfitta generale, gli effetti devastanti di questo realistico scenario investiranno tanto l’ambito politico quanto quello più semplicemente sentimentale dei cittadini italiani.

Considerando il primo elemento, questo è visibile nella teoria della sconfitta diffusa: se tutti partono perdenti, allora tutti punteranno sull’affidabilità partitica piuttosto che su un programma basato sul da farsi per far uscire l’Italia da questo impasse politico.

Il dato, che cercherà anche in ogni modo di convincere i cittadini che la Grande Coalizione è una cosa necessaria e mai scongiurabile – con relative giustificazioni legate ad un qualunque tema (vedi il famoso referendum del 4 dicembre 2016, per citarne solamente uno) – , è strettamente collegato alla seconda problematica della paura diffusa e continua.

Se tutti sono perdenti e occore almeno un vincitore di facciata per risollevare – almeno in apparenza – il Paese, l’instabilità della popolazione è la migliore arma per veicolare la forma mentis generale.

Quando si ha paura, e i casi spagnolo e tedesco sono degli esempi significativi, nessuno perde e nessuno vince ma si tende a riproporre l’usato sicuro, in tutte le forme, piuttosto che rimanere per troppo tempo senza una guida.

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