27 Marzo 2015 - 13:06

San Paolo fuori le Mura, la visita di aZONzo

san paolo fuori le mura

Una enorme Basilica moderna, quella di San Paolo fuori le Mura, dall’anima antica e dalla storia travagliata

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Con i suoi 131,66 metri di lunghezza, 65 di larghezza e 29,70 di altezza l’imponente Basilica di San Paolo fuori le Mura è la seconda per grandezza, dopo quella di San Pietro.

Annoverata dal 1980 fra i beni UNESCO, è sicuramente uno dei luoghi più emblematici per la cristianità, uno dei sancta sanctorum della città eterna, una delle Basiliche più conosciute e amate dai romani e, senza alcun dubbio, uno dei luoghi sacri più visitati dai turisti di tutto il mondo. San Paolo fuori le Mura riveste una tale importanza simbolica per la cristianità che, pur essendo ubicata all’interno del territorio italiano, gode dell’extraterritorialità della Santa Sede.

Chiostro con colonne  decorate da mosaici con motivi geometrici

San Paolo fuori le Mura

La Basilica si erge su quello che tradizionalmente è il luogo in cui fu sepolto San Paolo, vittima della persecuzione di Nerone, e, cioè, lungo la via Ostiense.

Una leggenda vuole che una tale Lucina abbia riservato una tomba di sua proprietà alle spoglie dell’apostolo e oggi tale tomba si troverebbe sotto l’altare papale. Il luogo divenne meta di pellegrinaggi di devoti fin dal I secolo d. C. e, per volere di Costantino, vi si costruì una piccola basilica, forse a tre navate. Eppure, man mano che il Cristianesimo prendeva il posto dell’antica religione degli avi, aumentava anche il numero dei fedeli e la folla di pellegrini desiderosi di pregare presso le spoglie dell’apostolo era talmente grande, da rendere ormai inadeguata la grandezza della Basilica. Quindi, sotto il regno dei tre imperatori Teodosio I, Valentiniano II e Graziano, nel 391, la Basilica fu interamente ricostruita, ampliandola notevolmente.

La struttura architettonica restò pressoché immutata fino all’incendio del 15 luglio 1823.

il ciborio

San Paolo fuori le Mura

In quella fatidica notte la Basilica, da poco restaurata, bruciò per circa cinque ore; il rogo fu provocato da uno stagnaio che aveva sciaguratamente dimenticato acceso il fuoco, dopo aver aggiustato le grondaie. Ben poco della vecchia Basilica scampò all’incendio, si salvò soltanto il transetto e con esso il ciborio di Arnolfo di Cambio e pochi mosaici; anche il chiostro, l’abside e l’arco trionfale si salvarono. Essi, ancora oggi costituiscono l’anima antica, la memoria storica della vecchia Basilica. Tuttavia, i danni erano ingenti e fu chiaro fin da subito che la Basilica non sarebbe tornata mai più come prima. Il dolore per l’irrimediabile perdita, artistica e simbolica, fu enorme. Si decise di risparmiare questo ultimo strazio a Pio VII, ormai in agonia, e, pertanto, il Papa si spense senza sapere della pressoché totale distruzione della Basilica.

Nel 1825, Leone XII diffuse l’enciclica “Ad plurimas con cui esortava i vescovi a organizzare una raccolta di offerte per la ricostruzione. A questa richiesta di aiuto risposero in modo cospicuo tanti sovrani cristiani, dal re del Regno delle Due Sicilie ai sovrani dei Paesi Bassi, dal re di Sardegna allo zar di Russia.

L’architetto Luigi Poletti fu il reale artefice dell’opera di riprogettazione e ricostruzione della Basilica, una ricostruzione che, comunque, durò a lungo. Infatti, nel 1854, in occasione della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, la nuova Basilica di San Paolo fuori le Mura fu consacrata da Pio IX, ma solamente nel 1928 fu definitivamente portata a compimento, con l’aggiunta di quasi 150 colonne che formano l’attuale quadriportico esterno.

Oggi, anche il più digiuno di Storia dell’Arte capirebbe subito che gli imponenti mosaici della facciata non possono essere paleocristiani. Eppure, nonostante la Basilica oramai sia in massima parte di aspetto moderno, conserva comunque un grande fascino legato all’ indiscutibile imponenza e alla sua storia travagliata, una storia di eterna ricostruzione, di fede e di caparbietà.

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