4 Febbraio 2017 - 10:41

Scienza: un movimento per i diritti degli scienziati?

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Emerge sempre di più l’esigenza di “restituire” la scienza a scienziati e ricercatori che la vivono e la studiano quotidianamente

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La scienza agli scienziati. È l’appello – accorato e legittimo – che proviene da più fronti all’interno del panorama scientifico attuale. Ricercatori, scienziati, medici, biologi, al fine di tutelare il proprio ruolo, sono sempre più tenacemente aggrappati ad un ideale di scienza che non può prescindere dalla conoscenza. E dallo studio. Dalla preparazione. E che non può fare a meno di un intrinseco bagaglio di specifiche competenze nate sui libri, sviluppatesi con il lavoro quotidiano e maturate nel corso di lunghi e faticosi anni di impegno profuso proprio al servizio della conoscenza.

Lo scenario

Oltre l’88% degli italiani consulta il web per cercare risposte e delucidazioni fai-da-te su salute e medicina. Non tutti si fidano, ma il 44% sostiene che ricorrere al “dottor Google” non sia per nulla rischioso.

Questi i risultati di un recente sondaggio commissionato da Ibsa Foundation for Scientific Research in materia di salute in rete.

L’enorme disponibilità di informazioni medico – scientifiche che si rinvengono su Internet può dare l’opportunità di migliorare il rapporto medico – paziente in virtù di un approccio basato su una proficua collaborazione. Ma può anche minare tale rapporto a causa del ricorso sempre più frequente all’autoprescrizione e alla sempre più pericolosa tendenza alla disinformazione.

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Il caso

Roberto Burioni, Professore di Microbiologia e Virologia all’Università San Raffaele di Milano, è divenuto in breve tempo uno degli esponenti più attivi nella battaglia in difesa di una “scienza agli scienziati”.

La scienza non è democratica” è il suo motto. “Il vaccino non è un’opinione” l’opera grazie alla quale si è imposto, con autorevolezza e passione, tra i meandri di un’opinione pubblica obnubilata dalle affermazioni di pseudo – scienziati, disorientata dalle cure fai-da-te che circolano su Google, confusa dalle bufale spacciate per verità assolute.

Nella sua pagina Facebook, scardina il sistema dall’interno. Smonta le notizie false. Illustra i principi scientifici citandone le fonti. Risponde alle domande degli utenti, in gran parte profani della medicina. E dimostra come i social network siano potenzialmente in grado di incentivare la divulgazione scientifica. Di promuovere la conoscenza. Ma allo stesso tempo conferma come il web possa rappresentare un pericolo. Perché il passaparola può amplificare gli errori, confondere, far passare messaggi sbagliati. Croce e delizia, dunque. Un’arma a doppio taglio, che Burioni prova a gestire imponendosi con l’autorità di chi parla di scienza in virtù della conoscenza. In materia di vaccini, in particolare. Argomento spinoso. Fonte di equivoci e false credenze.

Il rendere accessibili i concetti richiede semplificazione, ma tutto quello che scrivo è corretto, e inserendo immancabilmente le fonti, chi vuole può controllare di persona la veridicità di quanto riportato. Però non può mettersi a discutere con me. Spero di aver chiarito la questione: qui ha diritto di parola solo chi ha studiato, e non il cittadino comune. La scienza non è democratica.” È quanto scrive concludendo un suo post, in cui spiega perché non è vero che i casi di meningite sono dovuti alle migrazioni dall’Africa.

La scienza non va a maggioranza: i dati scientifici non sono sottoposti a validazione elettorale. Se anche il 99% del mondo votasse dicendo che due più due fa cinque, ancora continuerebbe a fare quattro. Nello sport è molto chiaro. Ha mai sentito fare una telecronaca di basket da qualcuno che non conosce le regole del gioco? E una di calcio senza sapere che cos’è il fuorigioco?”, aggiunge il virologo, sostenendo con fermezza il “principio di autorità” che spetta di diritto a chi “conosce le regole del gioco”.

Un movimento per i diritti degli scienziati

In questa ottica nasce l’idea – provocatoria ma potenzialmente concretizzabile – del Prof. Maurizio Bifulco, di creare un “Movimento per i diritti degli scienziati”. Presidente della Facoltà di Farmacia e Medicina di Salerno e neo – Responsabile Scientifico di Corporea, il Prof. Bifulco ha avvertito l’esigenza di catalizzare l’attenzione sull’importanza che va attribuita a ricercatori, scienziati, studiosi, medici e biologi.

E sulla necessità di riunire insieme tali professionalità, accomunate dalla medesima visione della divulgazione scientifica, intesa come una forma di comunicazione affidata a coloro che la vivono nel quotidiano, piuttosto che al passaparola casuale e foriero di disinformazione. Una scienza nelle mani degli scienziati, dunque. E raccontata dall’interno. Dai laboratori in cui si sperimenta. Dagli ambulatori e dagli ospedali in cui vengono messe a frutto scoperte e nuove acquisizioni. Una scienza descritta dalla bocca di chi naviga costantemente tra molecole e provette, piuttosto che tra i meandri di Google. E di chi “conosce le regole del gioco”.

Tale esigenza emerge prepotentemente laddove il ruolo degli scienziati risulta fondamentale. Come nel caso di Corporea, il primo museo interattivo in Europa interamente dedicato al corpo umano, che verrà inaugurato presso Città della Scienza il prossimo 4 marzo.

Il punto

E allora perché non restituire la scienza a chi se ne occupa quotidianamente? A chi ne ha fatto oggetto di studio e missione di vita? Perché non tracciare – con autorevolezza e determinazione – confini più precisi, limiti ben demarcati, tra chi può e chi non può parlare di scienza?

Perché “la scienza non va a maggioranza” e non è aperta a chiunque, né tantomeno democratica. Anche se negli ultimi tempi lo sembra. [ads2]