26 Aprile 2016 - 11:59

Scontro politica-magistratura. La storia si ripete

Lo scontro politica-magistratura infiamma le piazze italiane. Se  è vero che la storia si ripete, il nuovo scontro fra il Premier e il Presidente dell’ANM difficilmente si placherà nel breve termine

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Lo storico Tucidide, divenuto celebre anche per la concezione secondo cui “La storia si ripete”, facendo riferimento alla natura umana (partendo dalla concezione storiografica) affermava che in ogni tempo e in ogni luogo, la politica si esplicherà attraverso rapporti di forza e la guerra sarà il naturale esito del confronto tra due centri di potere collocati all’interno di uno stesso territorio.

Allo stesso tempo Tucidide, riprendendo lo “scontro” fra Sparta e Atene, metteva al centro della “diatriba bellica” il “vile denaro” concependo questo come la causa scatenante della guerra fra poteri preesistenti (“Senza denaro non si fa la guerra”).

La visione dello storico e militare ateniese, è riuscita nel tempo ad adattarsi ed evolversi in base alle “esigenze” del momento e agli eventi che si sono susseguiti nella storia.

scontro politica-magistratura

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La nostra cara Italia è riuscita, nel giro di un ventennio, ad avere ben due evoluzioni (coincidenti con la modifica e lo “stravolgimento” del sistema partitico ed elettorale nazionale)in questi termini, evidenziando un tratto distintivo che ha caratterizzato le vicende: lo scontro politica-magistratura.

Al pari del 1992, in cui si partì dal famoso “mariuolo isolato” per arrivare ad uno dei più grandi scandali politici della penisola, anche il 2016 sta regalando diversi momenti caratterizzati da questo “scontro” fra poteri in cui, a pochi mesi dalle elezioni amministrative, il “botta e risposta” non sembra placarsi.

Anche questa nuova bagarre è cominciata con un’indagine “apparentemente” isolata (quella sullo smaltimento in Basilicata) che pian piano è riuscita a scoprire il “vaso di pandora” da cui è fuoriuscito “il meglio ed il peggio” della gestione politico-amministrativa locale e nazionale.

Ad aprire le danze è stata, anche questa volta come nel 1992, la politica che , attraverso le parole del Segretario/Premier Renzi ha duramente attaccato la magistratura affermando che “Il magistrato applica la legge e condanna i colpevoli. Io rispetto i magistrati e aspetto le sentenze”.

Con la nomina di Piercamillo Davigo a Presidente dell’Associazione nazionale magistrati, la risposta non si è fatta attendere ed è, anche, riuscita ad infiammare ancor di più gli animi.

Il magistrato, infatti, al grido “Classe dirigente che delinque fa più danni dei delinquenti di strada” ha cercato di evidenziare come l’assenza di una “certezza della pena” e la presenza di diverse “scappatoie legislativo-politiche”, hanno permesso di creare una situazione più unica che rara nel nostro paese in cui il legislatore (cioè colui che “modella” le decisioni in ambito di giustizia) rimprovera i magistrati per l’assenza di “sentenze” (impossibili, spesso, da portare a termine date le precedenti decisioni).

Riprendendo la concezione secondo cui “la storia si ripete”, questo scontro politica-magistratura porta alla luce più di una considerazione.

In primo luogo il “dibattito” tra i poteri si è “casualmente” infiammato a pochi mesi dalle elezioni amministrative, a dimostrazione che la “classe politica” tenda a mantenere alta l’attenzione su determinate “scelte” e, allo stesso tempo, mostrare quanto sia possibile tenere in “scacco” un potere (costituzionalmente indipendente e sovrano) essenziale per la penisola.

Inoltre, la condanna dell’attività dei magistrati (divenuta ormai antica come il mondo), ha l’obiettivo di “salvaguardare” gli interessi di “alcuni” (coinvolti in una delle tante inchieste che sta coinvolgendo il mondo partitico-istituzionale) e tentare il “colpaccio” attraverso la modifica dell’impianto giudiziario, che permetterebbe un maggiore “controllo politico” (vedi la formazione di due CSM, la responsabilità giuridica delle toghe e la “dipendenza” diretta dal Ministro della Giustizia).

Infine è presente un dato da non sottovalutare: la “dimostrazione” dell’ “onnipotenza” del mondo “politico-partitico”, in cui al “notabile” di turno è permesso praticamente tutto, compresi gli errori, senza alcun tipo di conseguenza.

Lo scontro politica-magistratura è appena cominciato e, avendo presente che la “storia si ripete”, difficilmente cesserà nel breve periodo.

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