3 Gennaio 2017 - 23:40

Sergio Leone nel 2017 … oggi avrebbe 88 anni

Sergio Leone

Sergio Leone nasceva a Roma il 3 gennaio del 1929. Figlio d’arte, si ritrovò nell’industria del cinema suo malgrado, riuscendo però a rivoluzionarne il linguaggio e scompaginandone gli stereotipi.  La sua filmografia di culto lo ha consacrato come uno dei registi cardine per il cinema postmoderno. #AccadeOggi

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Sergio Leone (Roma, 3 gennaio 1929 – Roma, 30 aprile 1989), figlio dell’attrice romana Bice Waleran (nome d’arte di Edvige Valcarenghi) e del regista e attore originario di Torella dei Lombardi, Roberto Roberti (nome d’arte di Vincenzo Leone), considerato uno dei pionieri del cinema muto italiano.

Sergio LeoneSergio Leone iniziò a lavorare nell’ambiente a diciotto anni, e tra le prime esperienze ebbe l’occasione di partecipare come comparsa in Ladri di biciclette di Vittorio De Sica.

Ma la carriera d’attore non era la sua aspirazione, e fu abbandonata prima di essere iniziata. Cominciò così l’avventura di sceneggiatore e di aiuto regista, inizialmente con lo pseudonimo di Rob Robertson, anglofonizzazione del nome del padre.

Influenzato da film come Mezzogiorno di fuoco (1952), Il cavaliere della valle solitaria(1953), e soprattutto dal cinema orientale e dall’opera di Akira Kurosawa, Sergio Leone diede vita, sulle colonne sonore di Ennio Morricone, ad una lirica sconsolata ed amara, in un’America polverosa e datata, ritratta in scorci caratteristici, nel solitario peregrinare di cowboys e nella spietata lotta fra gangster.

Sergio LeoneNel 1964 arrivò Per un pugno di dollari: con un budget ridotto e l’influenza diretta di uno dei suoi film preferiti, La sfida del samurai (1961) di Akira Kurosawa, Sergio Leone otteneva il suo primo grande successo. Ma l’omaggio fu così incisivo, quasi un remake, da essere accusato di plagio dallo stesso Kurosawa, che vincendo la causa ne acquistò i diritti.

Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più e Il buono, il brutto, il cattivo diedero vita alla cosiddetta “trilogia del dollaro”. La sua breve filmografia, quanto la sua inconfondibile firma registica, ha creato un precedente, contribuendo alla rinascita e alla rivalutazione del western negli anni sessanta: nel suo incipit, fu la controparte estetica e narrativa di quella un altro regista di western, John Ford.

Sergio LeoneCon Per un pugno di dollari inaugurò il filone dello spaghetti-western, riconoscibile nella narrativa dell’antieroe che va incontro al suo destino e nell’estetica di alternate sequenze con campi molto lunghi a brevi primissimi piani, incuneati nella suspense di quel proverbiale silenzio incarnato dal volto di Clint Eastwood.

Avevo bisogno più di una maschera che di un attore, ed Eastwood a quell’epoca aveva solo due espressioni: con il cappello e senza cappello.

I dialoghi scarni, l’uso della soggettiva, le dicotomie temporali e l’assenza di sinestesia tra immagine e suono, sono gli aspetti stilistici che hanno “formato” le successive generazioni di registi, tra cui Stanley Kubrick: se non avesse visto i film di Sergio Leone, per sua stessa ammissione, non avrebbe mai potuto realizzare Arancia Meccanica.

Nel 1968 il primo capolavoro internazionale, l’epico C’era una volta il West, per il quale Sergio Leone scritturò Henry Fonda, coinvolgendo i giovanissimi Bernardo Bertolucci e Dario Argento. Tuttavia n Italia il film non piacque: il pubblico si aspettava il sarcasmo e lo stile asciutto della precedente trilogia.

Con questo film, a cui seguirono Giù la testa e C’era una volta in America, inaugurò la “trilogia del tempo”. Le riprese, iniziate l’8 aprile, furono fatte in Almeria, Utah e Cinecittà, dove in studio fu ricostruito, nel suo leggendario perfezionismo, una cittadina western con tanto di sabbia fatta giungere appositamente dall’Arizona.

Sergio LeoneSergio Leone fece proprio il linguaggio cinematografico di derivazione orientale, in epopee tragiche e malinconiche di cowboy e gangster, atemporali e ormai desuete per un mondo che incalzava verso l’evoluzione tecnologica e alla fantascienza.

Poi nel 1984 arrivò quello che rappresenta il suo film cult sulla criminalità nell’epoca del proibizionismo: C’era una volta in America. Per questo film litigò con Clint Eastwood, che voleva la parte da protagonista che invece fu di Robert De Niro.

Rinnovando il lessico del gangster movie ha consegnato alla storia un’importante pagina di cinema, creando quella forte identità postmoderna che ha influenzato inevitabilmente le future generazioni.

E oggi, nel 2017, Sergio Leone avrebbe ancora molto da dire sul Cinema, su molti presunti registi, sulle comparse e su chi pretende di gestire l’industria senza talento, tensione e sperimentazione.

Quando ero giovane credevo in tre cose. Il Marxismo, il potere redentore del cinema e la dinamite. Oggi credo solo nella dinamite.

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