19 Ottobre 2015 - 12:08

Simon Binner, “Sono morto lunedì 19 ottobre”

simon binner

L’annuncio dell’ingegnere inglese cinquantasettenne Simon Binner, su Linkedin

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Lunedì mattina, giornata grigia e una nuova settimana nel tram tram cittadino. Che peggio non potrebbe andare, insomma. Eppure, in queste stesse ore, facendo un conto rapido, a Simon Binner, la routine sembrerà una benedizione lontana.

Sono morto lunedì 19 ottobre 2015, nella clinica Eternal Spirit, e il mio funerale si è tenuto venerdì, 13 novembre 2015”.

Simon Binner

Simon Binner

Non è uno scherzo di cattivo gusto, ma la notizia pubblicata nei giorni scorsi sul profilo Linkedin dal direttore dell’organizzazione sanitaria Caremark, con sede a Londra.

Dietro la rivelazione shock, il mondo della SLA, sclerosi laterale amiotrofica, patologia caratterizzata da una precoce degenerazione dei motoneuroni.

“Mi hanno diagnosticato la Sla il 7 gennaio del 2015. Mentre tornavo a casa già sapevo cosa avrei fatto quando sarebbe arrivato il momento.”

Sostanza: in sette mesi o meno, le condizioni di Simon Binner sono drasticamente peggiorate, tanto da indurlo a fare la valigia e scegliere la morte per suicidio assistito, in Svizzera.

“Se gli fosse stato concesso di farlo in Gran Bretagna – ha commentato la moglie Debbie – sarebbe rimasto in vita più a lungo, magari a Natale”.

Una vicenda struggente e, purtroppo, comune, che porta alla ribalta la condizione di chi vive nella zona grigia in cui non si vive e non si muore, in cui – meglio – si vive per morire quanto prima. E il tema dell’eutanasia, che spacca in due il vecchio continente.
La strada per la legalizzazione della “dolce morte” è stata aperta, in successione, da Olanda, Belgio e Lussemburgo.

Nella forma più completa, la Svizzera ammette, oggi, la liceità dell’eutanasia attiva – consistente nella somministrazione di farmaci i cui effetti secondari possono ridurre la durata della vita – passiva – per interruzione dei dispositivi di cura e di mantenimento in vita e, come nel caso di Binner, il suicidio assistito.

Nel 2010, anche la Svezia ha aperto alla eutanasia passiva.

E l’Italia? Ignora al momento le istanze di calendarizzazione di una legge in materia, che pure piovono da più parti (ultima, in termine di giorni, quella di Max Fanelli, che ha lanciato il tweet #calendarizzatela).

Con tanti saluti al principio di autodeterminazione.

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