31 Marzo 2017 - 13:08

“Stopping”, dal pianoforte di Giulio Stermieri un jazz in equilibrio sul filo del presente

Stermieri

Il pianista Giulio Stermieri torna a incidere con Auand Records nel suo debutto da leader con Giacomo Marzi al contrabbasso e Andrea Burani alla batteria

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Dopo avere esordito in casa Auand con il quartetto jazz-rock Foursome nel 2016, il pianista Giulio Stermieri ritorna con “Stopping” il suo primo disco da leader per la Piano Series dell’etichetta pugliese, a capo di un trio che coinvolge Giacomo Marzi al contrabbasso e Andrea Burani alla batteria. Alla base del lavoro c’è un’idea molto precisa di equilibrio: non solo formale o sonoro, ma anche legato alle numerose tradizioni del jazz.

Per dirla con le parole del pianista: “È un ritratto piuttosto fedele della mia idea di jazz oggi. Del jazz che mi piace e, soprattutto, del jazz che ritengo possa essere musica per il presente. Senza nostalgie, senza citazionismi, con onestà nel confronto con i grandi del passato, Paul Bley su tutti”.

Dietro la formazione c’è proprio lo zampino del pianista canadese: il trio è nato per un concerto di laurea incentrato sulla figura di Bley, ma con il passare del tempo ha dato occasione ai componenti di approfondire con precisione quasi maniacale il repertorio, riarrangiato e cesellato per ottenere un suono condiviso e soppesato nei dettagli. Il lavoro d’insieme poteva contare su una visione comune del jazz, che nelle sette tracce dell’album sa imporsi con freschezza. Lo dimostra il piglio deciso di ‘King Korn’, l’abilità nel giocare con le dinamiche (‘You’d Be So Nice To Come Home To’), o la capacità di immergersi in un interplay vivace e sorprendente (‘Una Muy Bonita’).

Fra brani di Thelonious Monk, Cole Porter e Ornette Coleman, il pianoforte non indugia in scelte facili, ma non teme di farsi ora orecchiabile e invitante, ora aggressivo e tagliente. Il contrabbasso di Giacomo Marzi si ritaglia un ruolo da protagonista in ‘52nd Street Theme’ con un approccio melodico che muta gradualmente fino a farsi sempre più febbrile, mentre la batteria di Andrea Burani gioca sapientemente con pieni e vuoti (‘Once Around The Park’), tessendo una tela leggera che circonda il trio senza imbrigliarlo in uno spazio definito.

La cura nella preparazione di “Stopping” ha permesso al gruppo non solo di incidere, ma di mixare e chiudere completamente il disco in una sola giornata:Per noi – confida Stermieri – è stata la conferma di quanto il disco fosse il documento di un lavoro compiuto e di quanto avessimo le idee chiare sul suono che desideravamo per il trio”.

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