17 Febbraio 2015 - 17:20

Quando Tavecchio fa scuola: il razzismo nel calcio italiano

Ormai da molti anni calcio e razzismo rappresentano un binomio non trascurabile nel mondo dello sport

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L’ambiente italiano di recente ha affiancato agli insulti di tifosi e giocatori anche le dichiarazioni di alti esponenti della disciplina.

Si è partiti con lo scivolone dell’attuale Presidente della Figc, Carlo Tavecchio, durante il periodo di campagna elettorale per la carica federale.

L’allora Presidente della Lega Nazionale Dilettanti durante un’assemblea straordinaria affermò:

Le questioni di accoglienza sono una cosa, quelle del gioco un’altra. L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano – afferma – se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che ‘Opti Poba‘ è venuto qua che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così”.

Nonostante lo scandalo e la squalifica dalla Uefa per sei mesi (solo?), Tavecchio riesce a ottenere i voti necessari per la sua elezione e diventa il rappresentante della Federazione Italiana.razzismo

Seguendo a ruota si può trovare mister Arrigo Sacchi che ospite del Premio Maestrelli, a Montecatini Terme afferma: “Troppi giocatori di colore nelle squadre Primavera”

Altra gaffe e altra caduta di stile per il calcio nostrano, che è ormai abituato (purtroppo) a situazioni del genere.

Eppure in altri sport tali circostanze sono state affrontate in altro modo e con ben altre pene.

Due esempi possono essere ritrovati nel mondo NBA.

I casi in questione sono quelli dei Los Angeles Clippers e degli Atlanta Hawks.

Nel primo caso (accaduto proprio in contemporanea con i fatti di “Opti Poba”) l’allora proprietario della seconda squadra di Los Angeles, Donald Sterling, non la passò liscia dopo alcune frasi razziste rivolte alla sua ragazza (di origine messicane e afroamericane).

L’ottantenne proprietario dei Clippers, infatti, è stato bandito a vita dalla lega e, oltre alla cessione della franchigia, costretto a pagare una multa di 2,5 milioni di dollari.

Nel caso di Atlanta, invece, il proprietario Bruce Levenson è stato accusato di razzismo per alcune sue frasi scritte in una mail del 2012.

Anche stavolta è intervenuta direttamente la Lega imponendo la radiazione e la vendita della franchigia della Georgia (ancora da realizzare).

Le due situazioni dimostrano che è necessario affrontare il problema e stroncare il suo sorgere attraverso punizioni esemplari.

Bisogna saper mostrare il lato migliore dello sport insegnando il multiculturalismo e favorendo processi d’inclusione.

Insegnare che tutti sono importanti, anche l’ultimo panchinaro, e che tutti sono necessari allo scopo della squadra.

Questioni di stile?

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