26 Settembre 2015 - 15:43

TERRO(M)NIA e il suo Capitale

TERRO(M)NIA

Dopo TERRO(M)NIA, uscirà a breve, un libro intrinsecamente legato a essa, che porterà il lettore a conoscere la sua Capitale, con l’intento di palesare, di mostrare il suo inestimabile Capitale

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Ogni terra, ogni territorio ha il suo centro d’attrazione che custodisce tutte le sue peculiarità, pertanto anche TERRO(M)NIA ha la sua città ideale che la rappresenta.

Il Lettore si troverà, pagina dopo pagina, “sospeso” tra l’ideale e il reale, tra utopia e distopia.

La Storia ci ha abituati, assuefatti, a considerare reali, quasi connaturate all’uomo, le distopie, mentre le utopie sono state bandite, confinate entro architetture filosofiche o entro una certa letteratura.

Così da una parte la storia ha catalogato e registra tuttora gli orrori e le umane atrocità, mentre dall’altra parte – da “La Repubblica” di Platone a “La Città del Sole” di Campanella – solo prototipi utopistici, appannaggio di un ideale dalle velleità letterarie.

Quindi il dopo TERRO(M)NIA vuole essere un manifesto, una fotografia, una sorta di documentario che svelerà, o almeno cercherà di mostrare che a volte l’ideale è già una realtà di fatto: che l’Utopia a volte accade.

Si tratta quindi di “una [opera] sospesa”, un’allusione alla pratica tutta partenopea del ‘caffè sospeso’.

Si tratta, inoltre, di un romanzo, in cui, però, non ci saranno personaggi, ma solo persone, che sono veri e propri “testimoni di utopie”. E la città e il suo popolo saranno i soli protagonisti.

Il libro nasce e si dipana lungo le linee di un esergo tratto da “Le città invisibili” di Italo Calvino, in cui, parlando dell’“inferno dei viventi”, scrive: «Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo [è] accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è […] cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio».

Ecco, il dopo TERRO(M)NIA intende presentare il/la suo/a Capitale: è “una [opera] sospesa” tra ideale e reale, per mostrare al lettore l’Utopia, quella “promessa” e auspicata proprio nelle ultime pagine di TERRO(M)NIA.

Il nuovo libro vuole essere un invito a “Cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.

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