9 Maggio 2017 - 15:00

The Dark Knight Rises: l’epilogo di Batman

Capitolo conclusivo della saga cinematografica dell’uomo pipistrello. Cristopher Nolan è il primo regista a portare a termine una saga di Batman: dopo Batman Begins (2005) e Il cavaliere oscuro (2008) concepì The Dark Knight Rises nel 2012, che divenne uno dei film di maggior successo nel mondo dei supereroi

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Otto anni. Ma poi il ritorno.

Otto gli anni dell’intera durata della saga, quando nel 2004, la Warner Bros. chiamò N0lan (inizialmente l’idea era fargli dirigere il film Troy) e grazie alla folle idea dello stesso regista, venne riportato sotto i riflettori il supereroe più oscuro di tutti. Nel 2005 Batman Begins dettò nuove regole su come trasportare la storia di un fumetto in un film, o ancora meglio, in una saga per il grande schermo.

Nel 2008, grazie ad uno straordinario Heat Ledger da Oscar, arrivò The Dark Knight diventando uno dei film basato sui supereroi di maggior incassi e critiche di sempre. Concludere la saga non sarebbe stato facile, ma Nolan ci riesce. Un capitolo finale esaustivo, sicuramente non perfetto, pressato dalle attese e messo spalle al muro se confrontato all’eredità dei due prequel.

Paura – Caos – Dolore

Otto anni. Ma poi il ritorno.

Otto gli anni che passano dalle vicende del secondo capitolo (The Dark Night) che costringevano Batman e Bruce Wayne all’esilio dopo la morte di Dent, noto a pochi come Due Facce. Come un’opera d’arte, ogni film ha la propria anima. Se il primo capitolo era una lotta contro la paura e il secondo vedeva il confronto tra Joker e Batman come un conflitto tra caos e stabilità.

Stavolta il tema centrale è il riscatto, un ritorno alle origini: Batman contro Bane, l’amato della figlia illegittima di Ra’s Al Ghul, il ritorno del cavaliere oscuro contro la forza della vendetta che induce false speranze. Un avversario che più di tutti metterà in difficoltà Batman, non solo fisicamente, ma anche mentalmente. Lo costringerà a tornare il supereroe che si era rintanato nella propria dimora, ma per l’ultima volta costretto a difendere la propria gente.

Il labile confine tra criminale ed eroe

Oltre che un nemico fisico, stavolta più grosso di lui come Bane, Batman dovrà affrontare tutta Gotham. Una città che lo crede criminale e colpevole di omicidi, in realtà commessi da Harvey Dent nel capitolo precedente. In questo modo il piano di Joker ha funzionato e l’unico modo che aveva Batman per vincere era darsi sconfitto.

Batman dovrà scegliere se difendere coloro che lo vorrebbero morto, scontrandosi più volte col commissario Gordon (un magistrale Gary Oldman), ancora una volta impeccabile e restio ad arrendersi. Da sottolineare la comparsa di Selina Kyle, nota a molti come Catwoman, (ma mai citata così durante la pellicola) e interpretata da una straordinaria Anne Hataway in un personaggio complesso in un rapporto di eros-thanatòs con lo stesso Batman.

Bane è il criminale che finge d’essere eroe. La falsa speranza, la vendetta più crudele che ci sia, quella che somministrerà ad un’intera città, illusa da una ribellione, colpita da una rivoluzione, minacciata da un reattore a neutroni che potrebbe distruggerla.

Sempre otto anni dopo, la notte che annerisce

Otto anni dopo: paura, caos e dolore. La paura di cadere da un pozzo è la stessa paura che permette ad un eroe di non cadere. Il caos indotto da Bane in una Gotham che ancora una volta dovrà combattere il crimine. Infine il dolore di segreti svelati, di piani sventati, e di finali che lasciano lo spettatore con tanti battiti del cuore. 

Il tutto grazie ad una colonna sonora forte ed incisiva (del maestro Hans Zimmer), un Christian Bale impeccabile, accompagnato ancora una volta da un ottimo Morgan Freeman nel ruolo di Lucius Fox. Ma soprattutto è importante sottolineare il maggiordomo Alfred (Michael Caine) con la quale Bruce Wayne chiude gli ultimi attimi della pellicola.

Un film da gustare, la ciliegina sulla torta di una saga che ha cambiato il modo di trasporre contenuti “transmediali” ed “intermediali“. Batman, il cavaliere oscuro ricco di fitti ideali e conflitti psicologici coi propri antagonisti. Semplicemente, una delle storie più belle da vivere, da vedere e da raccontare.

“Anche otto anni dopo.”

 

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