20 Marzo 2015 - 14:00

The Honourable Woman, può nascere la pace tra Israele e Palestina?

the honourable woman

La serie TV The Honourable Woman è appena terminata, trasmessa da Sky Atlantic a partire dal 17 febbraio. Una donna anglo-israeliana può raggiungere le pari opportunità in Medio Oriente? 

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The Honourable Woman è uno di quei film, dalla durata di 8 ore diviso in otto episodi, da guardare con intelligenza emotiva e politica, a cui ripensare per diverse ore. Una costruzione narrativa e ideologica che sfocia, lasciatemi passare l’associazione, in un poetico dramma, che eleva la situazione del Medio Oriente a percezione umana della storia e della politica mondiale.

La protagonista è Nessa Stain (Maggie Gyllenhall), baronessa anglo-israeliana a capo della “Fondazione Stain“, che plasma la sua vita sull’obiettivo di portare alla parità dei diritti tra Israele e Palestina attraverso una rete di fibra ottica che potrebbe mettere in comunicazione le popolazioni. Ed è proprio all’interno del suo progetto che si nascondono le dinamiche che coinvolgono i servizi segreti, l’America e l’Inghilterra. Nel cuore dell’impianto di fibra ottica, in Cisgiordania, c’è un sistema di spionaggio che condiziona ogni azione di Nessa Stain.

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Il regista e sceneggiatore, Hugo Blick, s’impegna nella realizzazione di una serieTv di produzione inglese curandone tanto i contenuti quanto l’estetica, con una costruzione che prende una forma compiuta attraverso ripetuti flashback, con cui comprendiamo man mano; una lentezza maieutica che svela tutta la Verità intorno alla condizione del Medio Oriente. Lo sguardo di Nessa è il motore degli eventi, perché precipita verso il fondo delle cose, penetra nelle mentalità di chi la circonda.

«The Honourable WomanDi chi puoi fidarti?» è il titolo completo del film, sottolineando fin dal prologo con la voce narrante di Nessa Stain: «Fidarsi di qualcuno è un miracolo», ma a quale miracolo allude Nessa?

Dobbiamo arrivare alla fine, osservare attentamente l’ultima immagine, quando Nessa si trova al confine tra Israele e Palestina con in braccio suo figlio. Al di là dell’empatia che può provocare una tale composizione, in realtà è il contenuto che cambia la percezione.

Nessa Stain ha un terribile segreto da nascondere. Capiremo che, nel tentativo di risolvere un intrigo economico tra Palestina e Israele, per garantire il corretto uso del denaro della Fondazione devoluti alle università, Nessa raggiungerà la Striscia di Gaza, dove incontrerà la giornalista Atika, diventando entrambe ostaggio dei palestinesi.

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Durante quest’esperienza accade ciò che potrebbe, simbolicamente, cambiare la rotta del Medio Oriente. Nessa subisce uno stupro, davanti agli occhi della sua amica Atika, da parte di un palestinese. Rimane incinta, giocandosi così la sua libertà e quella della giornalista, trovando l’alibi per scendere a compromessi con la parte palestinese. Nessa può tornare a casa, ma deve concepire il bambino su territorio palestinese, dopodiché potrà riavere la sua libertà (illusoria).

Il patto viene rispettato, ma teme il ritorno in Israele con il figlio dello stupro, cedendolo volontariamente alla sua compagna di sventura. Forse è qui il nocciolo della questione, forse è in questo rifiuto culturale, e non umano, il senso poetico eppure drammatico della relazione, in eterno conflitto, tra Israele e Palestina. La Striscia di Gaza è come il ‘cordone ombelicale‘?

Con l’evolversi degli episodi in The Honourable Woman scopriamo, con lo stesso sconvolgimento di Nessa, che la loro liberazione ha condizionato l’equilibrio e i rapporti tra Israele e Palestina, costringendo suo fratello, Ephra Stain (Andrew Buchan), al vertice della Fondazione Stain in quel periodo, ad accettare il sistema di spionaggio realizzato in Cisgiordania, portando al controllo totale di tutte le conversazione tra Palestina e Israele.

Il complotto sarà portato alla luce da Sir Hugh Hayden-Hoyle (Stephen Rea), con un intuito ampio e sensibile, che riesce a ricostruire la Verità dai dettagli; leggendo gli sguardi e interpretando le reazioni saprà ricollegare tutti i fili che si diramano all’interno del complesso Medio Oriente. 

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Nell’ultimo episodio Nessa Stain, dopo aver “finto” una stretta di mano con la Palestina, che intanto aveva rapito suo figlio per tenerla vigile nella scelta delle sue azioni, si sviluppa un attentato coordinato da un’enigmatica e furba giornalista americana, che s’intrufola nelle vite degli altri per ottenere posti di rilievo importanti nelle decisioni sul riconoscimento dello Stato di Palestina.

Eppure il regista ci porta verso la fine della storia; Nessa Stain non è morta durante l’attentato e, con l’aiuto della sua compagna Atika, riesce a salvarsi portando con sé il suo bambino. Raggiunge il confine dove sceglie di mostrarsi nel suo legame con la Palestina. 

Perché quel bambino ha un significato decisivo? È sulla Striscia di Gaza che Nessa Stain viene rapita. Durante la prigionia viene stuprata da un palestinese, ingaggiato dallo zio, lo stesso uomo che ha voluto la morte del padre dei fratelli Stain, trafficante israeliano di armi da guerra. Il frutto dello stupro è l’unione “naturale” tra Israele e Palestina; un figlio come garanzia, come discorso intorno al quale costruire ricatti psicologici e umani. The Honorouble Woman ha coraggio, un grande coraggio. Mostra la baronessa con in braccio il frutto del suo martirio, del suo ostinato e indolente destino, sul confine che segna il conflitto culturale e politico del Medio Oriente, scegliendo di difendere quel legame.

Come può nascere una pace tra Israele e Palestina, quando il germe delle libertà è nato dalla violenza, per vendetta e predominio?

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Questa è la drammatica, e poetica, provocazione che lascia intuire il regista alla fine de The Honorouble Woman, per raccontare il rifiuto di reciproca riconoscibilità su un territorio, quando alla base di tutto, c’è un senso di fastidio tra la sfera intellettuale e più umana (Israele), e quella istintiva e guerrafondaia (Palestina)? Così l’uomo che ha fatto uccidere il padre di Nessa Stain, esprime la sua intolleranza nei confronti del mondo israeliano.

Di chi possiamo fidarci? Quando ci sono i grandi interessi economici, come quelli dell’America in Israele per la costruzione e il mercato delle armi da guerra, e gli scontri culturali, come l’atavico senso di inferiorità della Palestina, fidarsi è davvero un miracolo; quel fatto contrario alle leggi della natura e prodotto dalla potenza soprannaturale, che crea un effetto di meraviglia!

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