16 Settembre 2015 - 13:47

The Whispers, il suicidio della Serie Tv

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Nuovi episodi della Serie Tv The Whispers, ma i contenuti e la forma rimangono in una codificazione che sfrutta male ogni singola suggestione

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Cosa ci aspettiamo da una Serie Tv se non una solida scrittura alla base, capace di suscitare diverse interpretazioni possibili?

Steven Spielberg fa da produttore esecutivo a The Whispers, ponendo fiducia in un prodotto televisivo, perché tale è, che procede con una confusione scritta a tavolino laddove non ci sono dati concreti per giustificare 13 episodi.

I bambini rimangono i protagonisti riflesso di John Doe, identità che singhiozza per dare l’impressione di complessità. Prende un ostaggio, con cui crea un rapporto tra la violenza e la protezione. Contemporaneamente apporta novità la figlia di Derek Webster, agente dell’FBI e collega di Claire, con cui ha una relazione extraconiugale e moglie del presunto morto John Doe: personaggio chiave della Serie Tv.

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The Whispers, attori

Il figlio di Claire comunica, e rimane quindi legato, alla figlia dell’agente. Questo rapporto tra i quattro personaggi è il fulcro del plot, che si concentrano tutti sulla ricerca disperata del personaggio, modificato dalla sua esperienza e privo di memoria, di John Doe.

Legato al mondo arabo, si sta recando verso una centrale nucleare, spinto da “sussurri” che lo guidano misteriosamente fin dentro la struttura, superando a mo’ di super eroe (meno male che Steven Spielberg si è espresso contro il cinema fumettista) ogni pericolo e paralizzando così un sistema ben organizzato.

Crisi continue, mostrando un corpo manipolato da una forza esterna, il quale ha le stesse “sembianze” dell’amico immaginario Drill, che sta travolgendo la vita dei bambini.

Minx Lawrence, figlia dell’agente, crolla dopo un incontro con lo psicologo (successivamente punito dall’amico immaginario, con una crudeltà che coinvolge anche i piccoli), raccontando qualcosa del gioco che tiene in bilico le vite degli adulti e delle autorità. Un gioco violento, che sfocia nella morte o nella tragedia: è l’unico momento stimolante della Serie TV.

Suspense, dialettica, introspezione, digressioni: tutti elementi che attaccano il telespettatore al piccolo schermo (diventato ormai sostituto del grande schermo) sono continuamente rimandati e mal costruiti, spesso ignorati, per dare spazio – ampio spazio – alla componente emozionale “da salotto”. Amori sospesi dal tradimento, matrimoni che vogliono apparire perfetti perché dentro strutture architettonicamente rassicuranti (benestanti e borghesi), ma involucri vuoti e disperati: ecco dove l’amico immaginario Drill riesce a radicalizzarsi.

Una Serie Tv però non deve trascurare la sostenibilità. Sostenibile significa dare un senso ricco di spunti culturali, politici, narrativi, estetici. Nonostante la qualità dell’immagine, sebbene semplice da costruire perché povera di senso, The Whispers è un polpettone noioso e straziante: il suicidio della Serie Tv, che si è presentato al pubblico come autorevole momento d’innovazione, ingannandolo poi con strategie mediatiche che ripropongono continuamente un sensazionale discorso sull’infanzia.

The Whispers fa perdere la voglia di continuare a seguirlo, ma lo facciamo solo con la speranza di ricrederci argomentando il fallimento o meno di una Serie Tv che si serve di grandi nomi per suscitare interesse.

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