30 Settembre 2015 - 22:28

The Whispers, melodramma con la roccia

the whispers

Siamo giunti a metà dell’atteso The Whispers. Un melodramma con qualche momento di paura, ma la domanda è: quanti nemici immaginari ha l’America?

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Settimo e ottavo episodio. Qualcosa di nuovo forse accade. Sembra di guardare Beautiful, ma questa volta non è Brooke Logan a rovinare la normalità della famiglia americana, un valore così imperante in molto cinema da sala e da salotto, ma è Drill.

Un alieno, questo è quasi chiaro.

The-Whispers

The Whispers

Gli autori di The Whispers si sono infatti dedicati alle didascalie, invece che ai dialoghi. Non c’è un discorso che non enuncia qualcosa di grandioso sull’America.

L’FBI è ancora una volta bersaglio, vittima sacrificata, eppure l’unica forza capace di smantellare un sistema che incute paura, sfrutta i bambini come mediatori e spacciatori di violenza per perpetuare male.

Ma di quale paura stiamo parlando, in fondo?


The Whispers
non ha mai spaventato davvero finora, ha solo creato il falso mito della paura, “usando” il bambino come strategia comunicativa precisa: ricordare alcuni aspetti del cinema di Steven Spielberg, stimolare quelle “corde” dell’animo che vibrano anche solo guardando un bambino indifeso, ma vittima di un complotto misterioso ed efferato.

Il settimo episodio, Tutto ciò che occorre, scorre via concentrandosi sul mélo ostacolato dalla roccia: finalmente il personaggio più oscuro John Doe, tanto da risultare gonfiato a tavolino, prende improvvisamente le sembianze di un ottimo servitore della Nazione, dall’aspetto rassicurante (azzarderei omologato) prende le redini della salvezza dalla minaccia sulla Terra dopo il funambolico incontro con suo figlio. No, non stiamo guardando Beautiful.

C’è la roccia che fa la differenza, infatti.

Il colore, evanescente e fluorescente, è esattamente come quello che, da sempre, associamo al mondo alieno. Eccoci, finalmente, siamo arrivati al nocciolo della questione: risolto con un’improvvisa fretta così dissonante con la prolissa struttura melò. Il melodramma, radice culturale (confusa con la psicoanalisi) su cui si è plasmato il cinema di genere dagli anni ’50 e intorno al concetto di famiglia americana, è il vero lato turpe di The Whispers.

Slittando per inerzia nell’ottavo episodio (Un uomo cupo), avendo ormai compiuto le scelte eroiche di salvare la Nazione, e avendo portato a scene strazianti con risolute prese di coscienza patriottiche, la roccia scompare in un’esplosione (causata ovviamente dal coraggio) e facciamo qualche passo avanti.

L’agente Lyli, insieme al suo ritrovato sposo supportati dalla maestria dell’FBI, scoprono che Drill “sussurra” dal 1982. Si arriva dal padre di Elliot e Thomas, i primi due fratelli vittime della creatura immaginaria, portando nuovi elementi da rimescolare, chissà.

Ora tutto sembra ruotare intorno a Thomas, trovato dall’FBI, dagli agenti e dalla madre di Kylie, che lo scova per ucciderlo così come le viene imposto.

Prima di entrare nel nono episodio, qualche vana attrazione rimane tra i titoli di coda e il rumore di una serie Tv, come The Whispers, che è rimasta ovattata in un sistema che, ciclicamente, scrive e riscrive pagine di storia culturale di un’America che “inventa” anche i nemici.

La bomba atomica, rimescolata nei discorsi allucinanti di Thomas, cosa c’entra? Torniamo a parlare sempre delle stesse cose.

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