29 Maggio 2017 - 22:38

Francesco Totti: Addio alla leggenda del calcio italiano

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Francesco Totti: Addio all’uomo diventato leggenda

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“Si dica che ho vissuto al tempo di Totti”

Sembra quasi di percepirla quell’aria di nostalgia, l’Olimpico è sospeso in un limbo di emozioni contrastanti, i volti dei tifosi sono contratti quasi faticano a trattenere le lacrime.

Siamo solo all’inizio, c’è una partita importante da disputare, eppure, sembra non importi ai migliaia di tifosi accorsi solo ed esclusivamente per un unico motivo: Totti.

Una partita che avvicina il mondo del calcio, romanisti e non, un match che segnerà la fine di un amore ultraventennale. Ciononostante i tifosi sono lì, allo stadio Olimpico, stretti in un unico abbraccio pronti al momento tanto amaro. Una partita sofferta, quella contro il Genoa, che ha regalato emozioni di indicibile valore, colma di fame e voglia di uscire vittoriosi perché, oltre alla Champions, la vittoria deve esserci per lui, il numero 10, l’ultimo Re di Roma, Francesco Totti.

Alla fine del primo tempo il fermento lascia spazio alla disillusione, l’Olimpico sembra essere sotto l’effetto di una strana magia, sono tutti lì con lo sguardo verso la panchina in attesa dell ultimo ingresso di Francesco.

Gioca con la palla Totti ai margini del campo, lanciando qualche sguardo distratto verso la curva ed infine, al 10′ minuto del 2 tempo, entra nell’arena.

Passo dopo passo ripercorre i suoi ricordi, l’erba fresca accompagna la corsa solenne del Capitano che quasi sembra danzare. Una vittoria sofferta che giunge al 90′ sbloccando l’animo dei romani che si infiammano in un coro ardente. E’ giunto il momento e Totti non sembra essere pronto all’ultimo giro di campo nel SUO Stadio davanti ai SUOI fan. Un sospiro poi un altro e finalmente l’ingresso della Leggenda per l’ultimo saluto degno di un film d’amore.

Cammina lento Totti, guardando in alto verso quei tifosi che sono stati più di semplici spettatori, un uno sguardo a quella squadra, a quella panchina e a quel campo che è stato palco di grandiose vittorie e dolorose sconfitte.

Si prende il suo tempo, continua a guardarsi intorno Totti, senza parlare, quando un inchino rompe il silenzio. Lo stadio esplode in un applauso, i tifosi si uniscono al dolore del Capitano che, dopo tanto riserbo, getta la maschera.

Il numero dieci ci mette l’anima, ancora una volta, mostrandosi senza filtri, l’Olimpico tra le lacrime è attonito in attesa di un gesto, un segno da parte del Capitano che, finalmente, arriva. Francesco si inchina ancora una volta, mostrando il suo viso colmo di tristezza fino ad esplodere in un pianto liberatorio tra le braccia di Ilary.

Il popolo giallorosso e lì con lo sguardo di chi ha provato un grande amore, forse l’unico, al quale però, è giunto il momento di dire addio. E’ arrivato il tempo di congedarsi, per l’ultima volta, ma Totti non vuole finire così, semplicemente salutando la curva, vuole donare un’ultima immagine ai suoi tifosi. Una lettera, che racconta il percorso di un uomo che ha amato solo ed un’unica squadra, la Roma. 

Racconta del tempo Totti, lo stesso che, indegnamente, ha deciso di giungere da lui troppo rapido ricordandogli che niente e per sempre e che la sua lunga corsa sembra essere giunta al termine. Totti stringe tra le mani quella lettera, guardandosi intorno, abbozzando un sorriso malinconico e prosegue. I ricordi si mescolano alle parole e gli occhi del Capitano brillano sotto le luci dell’Olimpico. I cori all’unisono si fondono ai flash degli smartphone che immortalano così un pezzo di storia, una storia lunga 25 anni.

Totti vuole fare ancora di più, così davanti alla Curva Sud, calcia un pallone con firma e dedica che recita: “Mi mancherai“. Lo stadio è in delirio, il Capitano continua ad ammirare in silenzio, proprio come quando ci si incanta dinanzi ad un’opera d’arte, il suo stadio, i suoi compagni di squadra e quella maglia che in futuro sarà indossata da qualcun altro.

Il dolore di un addio che supera le barriere dell’Olimpico espandendosi per tutta la Città e l’Italia, dai bar romani gremiti di tifosi dinanzi al grande schermo fino a giungere al divano delle case di tutta la penisola. È un momento storico, il calcio sarà meno luminoso senza di lui, perché Totti è stato di più, è stato regista e artista di qualcosa che è oltre lo sport stesso, raccogliendo consensi ed affetto dal popolo sportivo senza distinzione di tifoserie.

Perché Totti ha accompagnato le vecchie generazioni per mano verso il sogno giallorosso. Perché il nostro numero dieci merita un ovazione come quella di domenica. Le lacrime vanno a lui, Francesco Totti, un calciatore ed un uomo che ha spinto milioni di bambini e adolescenti a ripetere: “Voglio essere un Campione, proprio come Totti“. Perché il calcio va oltre i 90 minuti, va oltre la vittoria, lo sport è cuore e anima, è soffrire fino alle lacrime per un tiro sbagliato ed è esultare fino a perdere la voce per un gol. Il calcio è coesione, è allegria e Totti ci ha regalato tutto questo.

Dopo 25 anni di carriera l’addio, a quella squadra, a quella maglia che ha raccolto sudore, lacrime e sogni di questo campione dalla grande tempra morale. Un addio di quelli che si strozza in gola, un addio che abbraccia un inno, una Città ed un volto che hanno fatto la storia di una squadra e i ricordi di ogni cuore giallorosso.

Lui che sotto la curva si è toccato il petto specchiandosi negli occhi dei SUOI tifosi, nel SUO stadio della SUA città, perché la Roma è sua e per venticinque anni ha avuto la sua gloria, la sua caparbietà e la sua ostinazione.

Una storia scritta e raccontata a colpi di calci di rigore e corse a perdi fiato. Una Roma che è stata di Capello, Spalletti, Ranieri, Garcia, Zeman e molti altri ma che, in fondo, è sempre appartenuta solo a lui. Un’illusionista del calcio che, dopo 25 anni, con gli occhi pieni di orgoglio saluta la curva, abbassando il capo per trattenere le lacrime e quelle parole che, proprio come accade per i grandi addi, sembrano fermarsi in gola esplodendo in un sorriso, colmo di gratitudine e di orgoglio.

Perché in fondo quella scommessa lanciata da Mihajlovic nel lontano 92 è stata vinta e perché quella frase rivolta ad un ancora acerbo Totti: “Dai Boskov fai entrare il ragazzino” riecheggerà nel tempo, riempiendo il cuore e i polmoni dei tifosi che accompagneranno, per sempre, il numero dieci verso la gloria.

786 volte Grazie Capitano.

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