22 Novembre 2016 - 17:39

Turchia, ritirata legge su condono degli abusi sessuali

Turchia

In seguito alle proteste in tutto il mondo, la Turchia ha dichiarato il ritiro della legge sul condono degli abusi sessuali nei confronti dei minorenni. Secondo la proposta di legge, il reato verrebbe cancellato se il responsabile sposasse la vittima.

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Il partito di governo in Turchia, Akp, ritirerà la proposta di legge sull’abolizione della condanna per abusi sessuali nei confronti dei minorenni, qualora i trasgressori avessero sposato la vittima. Contro il ddl migliaia di persone sono scese in piazza a Istanbul, con l’iniziale approvazione in Parlamento. Il primo ministro Binali Yildirim ha annunciato: “”Rimanderemo in Commissione il disegno di legge per raggiungere l’ampio consenso chiesto dal presidente e dare tempo ai partiti di opposizione di mettere a punto le loro proposte – ha detto il premier in una conferenza stampa a Istanbul -. La Commissione valuterà tutto ed esaminerà tutti gli aspetti. Una soluzione si troverà”. Il ddl avrebbe dovuto tornare in Parlamento per poter essere votato in seconda lettura, ma le proteste hanno bloccato i lavori. Il popolo turco, oltre alla comunità internazionale, ha ritenuto inaccettabile che simili atti di violenza possano essere “perdonati” dalla giustizia, o sminuiti per il fatto di procedere all’usanza del matrimonio.

Si tratta di un problema intrinseco alla cultura turca, imbevuta tanto di conservatorismo islamico quanto di occidentalismo in politica. La laicità si scontra inevitabilmente con costumi e tradizioni, col risultato di un equilibrio culturale e politico precario nella nazione. I kemalisti si scontrano con le frange più tradizionaliste, in aggiunta ai conflitti pre-esistenti. La Turchia è scossa dai disordini geopolitici internazionali, soprattutto per quanto concerne il controverso rapporto del paese, diviso nelle alleanze strategiche tra Usa e Russia, le quali si contendono l’egemonia nel Medioriente. Per non parlare del perpetuo conflitto con le minoranze curde nel Paese, i cui orientamenti oscillano tra il movimento di autodeterminazione del fantomatico Kurdistan e simpatie liberali.

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