28 Aprile 2016 - 20:44

UE accusa l’Italia: lenta nelle scorie nucleari e troppi limiti per i test sugli animali

Avviate le nuove procedure d’infrazione dall’UE nei confronti dell’Italia. La prima riguarda la mancata trasmissione del programma nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi, la seconda contro le leggi, definite “eccessive”, sulla sperimentazione animale

[ads1]

La Commissione Europea, in base all’art. 258 del trattato sul funzionamento dell’Ue, ha infrazionato il nostro paese per la gestione delle scorie radioattive e sulle limitazioni eccessive all’utilizzo degli animali per scopi scientifici
. Nel primo dei due casi l’Italia è stata messa in mora per la tardiva comunicazione delle misure per l’attuazione della direttiva per il trattamento dei rifiuti radioattivi, attese entro agosto 2015. Queste spiegazioni sono state fornite solo a febbraio, ma mancano ancora la valutazione ambientale strategica (Vas), le considerazioni ambientali richieste prima dell’attuazione del piano di smaltimento dei rifiuti e la consultazione pubblica sui siti di stoccaggio.

Ue accusa l'ItaliaLa seconda messa in mora riguarda la legge per la protezione degli animali utilizzati a fine scientifici, che a detta dell’Ue pone “limitazioni eccessive“. Le limitazioni, molto stringenti, sono state segnalate più volte alla Commissione dagli enti di ricerca italiani, che, a causa delle restrizioni della legge, sono penalizzati rispetto agli enti di ricerca basati in altri Stati membri, dove i limiti alla sperimentazione sugli animali sono più ampi.

Supporteremo il governo italiano nella difesa del decreto legislativo 26/2014, contestato perché più restrittivo rispetto alla Direttiva europea“, ha dichiarato il presidente della Lav (Lega Antivivisezione) Gianluca Felicetti, commentando la notizia della messa in mora. “Se l’ Ue avesse voluto una normativa identica in tutti i Paesi, avrebbe dovuto emanare un Regolamento – spiega Felicetti – invece, in questo caso si tratta di una Direttiva che, quindi, dà modo a ogni Stato membro di poter essere più restrittivo, anche in ossequio all’art.13 del Trattato di Lisbona che ha inserito la tutela degli animali come esseri senzienti”. In Italia sono quasi 780mila gli animali usati in laboratorio, utilizzati per testare farmaci, prodotti chimici, pesticidi, detersivi e non solo. Un dato numerico sottostimato, secondo la Lav, perché frutto di autocertificazioni e perché nelle statistiche degli animali  “da laboratorio” non rientrano invertebrati, embrioni, feti e animali utilizzati già soppressi.

Ue accusa l'ItaliaGiuseppe Remuzzi, nefrologo dell’Istituto Mario Negri e dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, risponde alle dichiarazioni del presidente Felicetti: “In Europa conoscono molto bene le regole della ricerca scientifica e sanno esattamente cosa si può fare con gli animali. Senza questo tipo di sperimentazione non si può fare quasi nulla per portare un farmaco in farmacia. Si fermerebbero tutti gli studi straordinari che ci sono oggi per terapie diventate davvero salvavita. Ma ormai si prova empatia solo con i topiSiamo in una fase – sottolinea – in cui davvero stanno vedendo la luce tante terapie innovative che guariscono letteralmente le persone da gravi patologie come leucemie e diverse malattie rare. Nulla di tutto questo si sarebbe potuto fare senza animali. E a fronte di tutto ciò, il problema è che usiamo troppi ratti? Semmai sarà un problema per il sindaco di una città come Roma se si volesse lasciarli girare tranquilli”. Remuzzi non nega che sia necessario limitare disagi e sofferenze inutili: “Sono il primo a pensare che gli animali debbano essere trattati benissimo- conclude- ma se l’ideologia porta al punto di dire che una zanzara è uguale a un bambino, a mettere tutto sullo stesso piano, allora io mi fermo, non ho più argomenti”.

[ads2]