22 Dicembre 2015 - 22:30

Un Natale multietnico!

Un Natale multietnico!

Il Natale, la festa più amata dell’anno, nel corso degli anni ha subito un’evoluzione.
Non vi sveliamo niente, vi diciamo solo che la parola chiave è: Multietnicità!

[ads1] Il Natale aperto alla multietnicità è un tema sempre più discusso: molti sono i casi di approvazione a questa nuova visione, altri invece credono che mantenere viva la tradizione sia necessario per non dimenticare la nostra cultura. L’integrazione multietnica nelle nostre scuola è una realtà ormai affermata ed il Natale al tempo della scuola odierna è materia da maneggiare con cura. La globalizzazione ha fatto il suo corso: nelle scuole troviamo non solo italiani ma anche bambini di diversa provenienza. “Noi in certe sezioni arriviamo al 60% di bambini non italiani spiega Osvaldo Di Cuffa preside di un istituto comprensivo. Nella periferia di Firenze, spopolano le fabbriche cinesi e c’è una scuola con 1600 iscritti, 500 stranieri, in larga maggioranza cinesi, ma con 26 etnie diverse. A Milano il comprensivo Scialoja ha una presenza di alunni stranieri di prima e seconda alfabetizzazione che arriva nelle classi anche al 50%. Poco importa se in una classe i bambini stranieri sono uno o 15, il metro della didattica si chiama sensibilità, attenzione per tutti, perché nessuno si senta isolato.


I VARI CASI-
La scomparsa del presepe è un episodio accaduto più volte, segnalata da diversi genitori in provincia di Padova, in un asilo nido di Pietrasanta, nel lucchese. Qui il preside ha dato appuntamento ai bambini delle elementari direttamente il 21 gennaio per un concerto d’inverno in cui “Tu scendi dalle stelle” sarà soppiantata da canzoni di Sergio Endrigo e filastrocche di Rodari. In Toscana una scuola media ha deciso di inserire nei canti di Natale canzoni di tradizione araba e africana.  Alberto Soresin, il padre di Valeria, la giovane uccisa al Bataclan di Parigi, è preside al San Girolamo di Venezia: “Nella mia scuola per Natale non abbiamo mai fatto rappresentazioni di tipo religioso. Certo, ci sono saggi, e recite che si avvicinano alle vacanze del 25 dicembre, ma sempre nel rispetto dei bambini e delle loro famiglie che possono avere fedi differenti. La scuola è laica e gli insegnati hanno grande rispetto di tutti”.

I PENSIERI DEI POLITICI- 
Questi episodi hanno attratto l’attenzione di diverse figure politiche. Giovanni Biondi, al vertice dell’INDIRE, l’istituto di ricerca e innovazione della didattica del Miur, ha sostenuto: “La domanda che ci dobbiamo porre è: celebrare il Natale offende qualcuno? Il carnevale cinese offende qualcuno? Perché il dilemma “Natale si, Natale no?” Diversamente la pensa il ministro Salvini il quale si e’ battuto per mantenere le tradizioni nostrane del Natale, ricordando che “Il nostro è un paese cattolico e come tale deve mantenere le proprie tradizioni dal punto di vista religioso e culturale”. Renzo Gattegna, presidente dell’UCEI, L’unione delle comunità islamiche d’Italia, argomenta che la questione è una sola: “La comprensione delle diversità. La scuola dovrebbe dare spazio e voce alle varie religioni. Si può fare il presepe, ma bisogna contestualizzarlo, spiegare cosa rappresenta, come è nato e cosa c’era intorno quando è nato”.
In Italia le opinioni sono varie, si oscilla da un modello a un altro perché non c’è mai stato un serio dibattito pubblico sulla questione. Da qui bisognerà ripartire.

NATALE A NAPOLI-La nostra città, un esempio perfetto di bellezza, calore e tradizione, sempre aperta a nuovi orizzonti, pensieri e culture. Qui il “diverso” non esiste, probabilmente perché Napoli è figlia di varie etnie, pensiamo alle dominazioni spagnole, greche, arabe e non solo. Il Natale multietnico in questa città non fa tanto scalpore. Pensate che nel corso degli anni a Piazza Dante è stato più volte organizzato un mercatino dove prodotti della tradizione e dell’innovazione multietnica si sono mescolati. La presenza del presepe è importante, per tradizione, pensate che da tutto il mondo vengono turisti per osservare i presepi fatti a mano in via San Gregorio Armeno, dove tra l’altro non ci sono i soliti pastorelli ma anche figure celebri come Gandhi, il Dalai Lama o Martin Luther King. Siamo una società multietnica che ha vissuto drammi recenti come quello di Lampedusa. Perché non mettere nella grotta un Gesù bambino dalla pelle nera?
Il Natale multietnico è più di una supposizione o una moda, è una realtà di un mondo che sta cambiando, ma non è detto che questo cambiamento non sia benevolo, si tratta solamente di adattarsi, o meglio di rinnovarsi affinchè le tradizioni del passato coesistano con quelle di diverse culture. I bambini che crescono in questa società multietnica saranno i cittadini del domani e con questa nuova mentalità potranno sconfiggere il fenomeno del razzismo.

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