20 Dicembre 2016 - 20:09

Up – Quando si guarda in alto

up

Con “Up!” la Pixar raggiunse la doppia cifra di lungometraggi, quando nel 2009 il film diretto da Pete Docter e Bob Peterson fu candidato a 5 premi Oscar, tra cui anche quello di miglior film (non solo d’animazione, che ovviamente vinse). Premiato anche come miglior colonna sonora

[ads1]

La Pixar, probabilmente, se non avesse puntato in alto, non sarebbe la protagonista dei nostri discorsi sui suoi immortali capolavori. I sogni, le ambizioni, le personalità descritte, sono vere anche nella casa di produzione, che ha puntato in alto fin da subito, contro la Disney e la Dreamworks, diventando una delle case di produzione animata più importanti di sempre.

Con UP tutto questo è ancora più palese. Ancora più in alto, come una casa che viaggia verso le nuvole grazie a dei palloncini. Probabilmente, il film che rende meglio quella che è l’anima Pixar: il viaggio, i sogni, il cielo.

La trama: l’avventura della vecchiaia

Per la prima volta in un Pixar, il protagonista è un anzianotto. Carl Fredricksen per l’esattezza. Nato, cresciuto ed accasato con la dolce e pimpante Ellie, compagna di avventure e compagnia di una vita. La vita di entrambi ci viene spiegata in 10′ di pellicola che pizzicano più di una corda emotiva. Ellie muore di vecchiaia, senza un figlio e senza mai aver raggiunto le Cascate Paradiso, e lascia solo soletto il povero Carl, con dei sogni realizzati solo a metà. Grazie ad un bizzarro ragazzino di nome Russell, un giovane avventuriero (semplicemente un boy scout) i sogni di Carl si realizzeranno e tramite la prospettiva del piccolo e paffuto personaggio di spalla, il povero vecchietto ritroverà la gioia di vivere. Insieme i due raggiungeranno le Cascate Paradiso e si imbatteranno in un’avventura ben diversa da ciò che Carl desiderava.

Personaggi bizzarri e punti di vista

Ciò che probabilmente più funziona in questa pellicola sono i personaggi. Ognuno caratterizzato nei dettagli e nei particolari, tutti che ruotano attorno a Carl, ed è pregevole notare come quest’ultimo cambi atteggiamento in base alle situazioni ed agli episodi. Charles Muntz, antitesi di Carl, condivide con lui la passione della scoperta, ma con una nota decisamente più crudele ed egoistica. Anche Carl è molto egoista, e soprattutto chiuso in se stesso in seguito alla morte di Ellie, ma si dimostrerà più volte capace di sacrificarsi per aiutare Russell ed altri personaggi. Come Kevin, detto “beccaccino”, obiettivo della gloria di Charles, che verrà salvato da Carl e Russell. Tramite l’aiuto anche di Dug, un cane che preferisce aiutare i buoni anziché servire il malvagio Charles.

Meno parole, più azione

L’unica critica che potremmo fare ad UP e l’eccessiva continuità d’azione che si respira. Giusto, è legata allo spirito della pellicola, ma la Pixar funziona oggettivamente meglio nei momenti di pausa, in quelli silenziosi, in quelli in cui i personaggi riflettono, ed anche solo tramite uno sguardo regalano grandi emozioni allo spettatore. UP alterna momenti spumeggianti a momenti di riflessione, il tutto accompagnato da una colonna sonora tenera ed emozionante. Un giusto mix che regala un grande successo, anche stavolta la Pixar sfrutta un piccolo errore e lo trasforma paradossalmente nel segreto del successo.

Ci vuole coraggio per portare sul grande schermo un titolo di sole due lettere.

Ci vuole coraggio per abbandonare tutto e perseguire i propri sogni.

Ci vuole coraggio per abbandonare le nuvole più comode per salvare altri dalle tempeste.

La Pixar è coraggio, non merchandising. E noi la ringraziamo per queste grandi storie di coraggio.

[ads2]