25 Marzo 2016 - 19:21

Venerdì Santo tra fede, tradizione e folklore

venerdì santo

Una tradizione che affonda le sue radici nei secoli, il mistero cristiano del Venerdì Santo ancora oggi è una delle rievocazioni più sentite

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Il Venerdì Santo è una rievocazione di matrice cattolica particolarmente sentita nel meridione, che eredita culti e riti risalenti alla notte dei tempi, misticismo e folklore che si innestano nello scenario locale dei piccoli e grandi paesi. Tra i riti extraliturgici del Venerdì Santo (veglie, digiuni, pellegrinaggi) vanno segnalate in particolar modo le processioni: questo tipo di tradizione, sebbene diffusa ovunque e avente come oggetto la celebrazione della Passione di Cristo, conserva comunque caratteristiche autoctone, che differenziano ognuna di esse, rendendole espressione della tradizione del luogo in cui sono celebrate.

Tipiche processioni campane, in particolar modo diffuse nel napoletano, sono quelle degli Incappucciati: personaggi che sfilano coperti di tunica e cappucci. La sfilata è aperta da una banda musicale che suone solenni marce funebri, le musiche composte da diversi autori accompagnano l’incedere lento degli Incappucciati. Il cuore delle processioni è il coro del Miserere: un gruppo di circa 200 cantori intona canti in stile gregoriano.  Più diffusi e meglio conosciuti sono poi i cortei storici, che mettono in scena con costumi d’epoca tutta la vicenda della passione cristiana, a cominciare dall’entrata di Cristo a Gerusalemme, per seguire poi con il processo, la passione e talvolta la Resurrezione. Oggi, in quasi tutte le regioni del Sud Italia, si celebra almeno una secolare rievocazione di questo genere.

Volgendo uno sguardo al territorio campano, di cui la tradizione è aspetto fondamentale, segnaliamo alcune tra le più famose e storiche rappresentazioni. A S.Cipriano d’Aversa, dopo tredici anni di sospensione, 300 figuranti con il coro faranno rivivere la Gerusalemme di duemila anni fa, con una sfilata per le strade del paese, cui seguirà la messa in scena della Crocifissione. Caratteristica e ricca di pathos è quella di Sessa Aurunca: i confratelli incappucciati portano i Misteri in cartapesta con un movimento dondolante detto “a culunnella”, seguito dal corte delle Tre Marie, dalla statua del Cristo Morto e da numerose donne alluttate e scalze. La processione avanza nel bellissimo centro storico tra enormi falò detti “carraciuni” mentre si ascoltano le marce funebri suonate dalla banda e soprattutto il Miserere eseguito da tre cantori che danno vita ad un dolce suono polifonico. Il canto, tramandato oralmente,è stato oggetto di studio da parte di Roberto De Simone, e altri etnomusicologi. Centenaria è sicuramente quella di Maddaloni: la caratteristica di questo rito è legata alla prevalenza quasi assoluta di donne, vestite e velate di nero che in tutto il percorso perpetuano il dolore della Madre. Unico momento lasciato agli uomini è il trasporto della statua del Cristo morto e deposto.  A Cervino quest’anno non ci sarà la rievocazione storica, ma una processione per le strade che predilige la preghiera, coinvolgendo tutti i fedeli. Segnaliamo, inoltre, quelle di San Felice a Cancello e Santa Maria a Vico,caratteristiche quanto storiche,per i personaggi incappucciati e scalzi che percorrono le strade dei rispettivi paesi.

In ogni luogo, dunque, la processione è un momento sentito quanto atteso: tutti i presenti, ovunque si trovino, aspettano l'”avvicinarsi” della musica e della processione. C’è sempre il solito vecchietto che, anche se un po’ assonnato, è lì che aspetta e ripete “non si sente nemmeno la banda”!

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