18 Febbraio 2015 - 19:00

Weekend in ciaspole sul Cervati

Eccoci di nuovo a ZONzo Outdoor anche questa settimana! Dalle piste di Roccaraso alla neve del Cilento. Abbiamo sganciato gli sci e indossato le ciaspole: per noi un weekend in ciaspole sul Cervati, in un cammino verso la vetta più alta della nostra provincia!

Il Cervati è un monte del subappennino lucano di 1.899 metri s.l.m., situato nella provincia di Salerno, territorialmente fra Basilicata e Campania. Accomodato al centro-sud del Vallo di Diano e Alburni, nella grande area forestale di Pruno, è la vetta più alta del Parco nazionale del Cilento e una delle più alte montagne della Campania (il cui primato spetta al massiccio del Matese con la Gallinola di 1923 m).

Conteso tra i comuni di Sanza e Piaggine, alle sue pendici a 1200 m di quota, a pochi chilometri dal Comune di Monte San Giacomo, si trovano le Grotte dei Vallicelli.

Sorge inoltre dal Cervati il fiume Calore.

Il suo “corpo montuoso”, di natura carsica, delineato da inghiottitoi, sorgenti e corsi d’acqua temporanei, torrioni e guglie, con ai piedi boschi misti e faggete “verdi d’estate e bianche d’inverno”, costituisce una delle emergenze paesaggistiche e naturalistiche più interessanti dell’Italia centro-meridionale.pezzi di staffa di neve

Un territorio così interessante pertanto, che conserva ancora oggi una sua integrità naturale, non poteva non affascinare gli outdoorini,veraci trekkers” e amanti di tutti e 4 le vesti stagionali di Madre Natura.

E allora per essere cool anche noi e seguire lo sport invernale più trendy del momento – la “ciaspolata” – indossiamo le nostre ciaspole ai piedi, o racchette da neve, e partiamo alla scoperta del massiccio!

Via sui pulmini, partiamo dal versante di Piaggine, suggestivo borgo dell’alto Cilento con le sue abitazioni in pietra, stradine in pendenza e palazzi nobiliari, dove troviamo in P.zza V. Veneto anche il primo cittadino che prima dell’avvio al temerario cammino ci offre un caffè!

13 km ci aspettano. Un percorso di 5/6 ore e un dislivello di quasi 1000 m. alla méta.

Dopo il ponte sul fiume Calore, davanti a noi 13 km di strada provinciale che mano a mano diventa strada sterrata. Strada imbiancata, salita dolce, aria salubre, la distanza dai centri abitati di Piaggine e Valle dell’Angelo – il comune meno popolato della regione Campania – si fa sempre più grande.

Dietro di noi boschi, ruscelli e faggeti, davanti a noi la neve: prossimo obiettivo non sindacabile il Rifugio del Monte Cervati.

Chiacchiere conoscitive, foto rubate, frutta secca e cioccolato quasi “a pallonetto” tra un ciaspolatore e l’altro. Dobbiamo non pensare che arriveremo al tramonto e avremo tutto il tempo i piedi nella neve.

Arriviamo alla “Fontana dei caciocavalli“, dove ruscelli invernali hanno formato un piccolo laghetto. Situata a 1250 m di altezza, la località è chiamata così perché in questo luogo ricco di acque sorgive si fermavano i “vaccari” con le loro mandrie per poter creare degli ottimi caciocavalli. Ma noi, nonostante la fame, non possiamo fermarci a lungo.

La neve cresce, il freddo aumenta, la luce andrà via tra poco e noi dobbiamo alzare le gambe, affondare bene le nostre racchette e avanzare il passo.

sottobosco Cervati

La nostra ciaspolata continua e il cammino si fa sempre più stretto e la salita più ripida. Le chiacchiere si fanno sempre più lievi e le risate vanno scemando per conservare le energie fisiche per la salita.

È qui che avviene la magia: smetti di ascoltare il tuo compagno per “sentire insieme” ciò che ti sta intorno. Dalle parole al silenzio. Dalle chiacchiere allo spettacolo della Natura.

Sgrani gli occhi e acutizzi i sensi: intorno a te tronchi piegati dal vento fino a formare ponti di ghiaccio; pezzi di neve come stoffa sospesa tra i rami. Solo il rumore delle ciaspole che a ogni passo mordono la neve e la masticano. È una full immersion nella montagna: la “white sensation” del monte Cervati.

Si va su sempre più a fatica e a un tratto il rumore di una animale. Una volpe, o sarà la lepre italica?

Il monte Cervati ospita infatti flora e fauna di grande interesse: oltre alla lepre italica che è possibile avvistare, vive da queste parti la rana, la salamandrina dagli occhiali, il lupo, il gatto selvatico; in estate troviamo la sassifraga, abbarbicata tra le rocce assolate e la lucertola montana (specie diversa da quella campestre che vive a quote più basse) con il ventre rosso intenso.

Sui prati delle conche carsiche in primavera invece i fortunati hanno potuto ammirare la fioritura della genziana maggiore e della rara genzianella napoletana.

Inoltre ricordiamo che tutta la valle è dominata da un habitat di uccelli rapaci e di corvi imperiali, tra cui il nibbio bruno, il nibbio reale, l’aquila reale, il falco pellegrino, il lanario e il gufo reale.

E tra la ricca flora di faggi, aceri, lecci, ontani e agrifogli innevati, ci accorgiamo che sono quasi le 17, è quasi l’imbrunire e noi siamo alla Fontana degli Zingari a 1552 m s.l.m.

Manca poco. Ci siamo. A una manciata di metri di dislivello si trova il nostro prossimo obiettivo, quello che sancirà questo primo giorno e che ci assicurerà finalmente un camino, una cena e un letto caldo dove rigenerarci: a 1597 m di altezza, siamo finalmente arrivati al Rifugio del Monte Cervati!

Formaggio e insaccati accompagnati da buon vino ci accolgono sulle tavole del nostro paradiso; tea caldo in bicchieri fumanti e un fuoco ardente per mettere ad asciugare le nostre calze. Tutto in questo luogo è in sintonia con il nostro spirito di questo momento: caldo, accogliente e genuino.

Ma questo è solo il benvenuto. Posiamo i nostri zaini, abbandoniamo per una notte le ciaspole nella neve, i k-way e i nostri ingombranti pantaloni idrorepellenti e indossiamo i nostri comodi pigiami di pail, rigorosamente a quadri.

Non più abbigliamento tecnico, ma tra tavola e camino ci vestiamo di autenticità: dimentichiamo l’età, la posizione sociale e i malumori dell’ordinario.

Riso e porcini, pancetta e salsicce arrostite, tonde caciotte e salame di cinghiale; sanguinaccio, genziana del Cervati, vino rosso con un “retrogusto del bevine ancora” e pane bruschettato con peperoncino. Il “piccante” alla fine di un banchetto non può mai mancare e le cene degli outdoorini sono sempre molto allegre, un po’ chiassose e sapientemente pepate.

Reduci dal vino e rigenerati nel corpo e nello spirito, dopo il colorito convivium, “uscimmo a riveder le stelle”. Teste alte e sguardi perduti nella totalità della notte. Tutti in silenzio, parlano ora solo le fitte, luminose e intime stelle del Monte Cervati.

Dopo una notte insieme, svegliarsi la mattina al caldo di un piumone, sbirciare fuori e scoprire il pianoro del rifugio completamente innevato con 5 gradi sotto zero, mentre giù ti aspetta un’altra colazione tutti insieme con latte caldo, biscotti e marmellata, non ha prezzo.

Ma gli outdoorini sono già pronti a ripartire. La vetta del Cervati ci aspetta e con essa, tutto il cammino a ritroso tra la neve e, entro la fine di questo secondo giorno.

Ma ahimè! Nebbia sul pianoro, vento e nevicata improvvisa, dopo un breve ciaspolare tra il bosco verso la cresta della montagna, cambiano il nostro programma. L’appuntamento in vetta è rimandato alla bella stagione, quando non ci sarà più il pericolo delle slavine e quando, giungendo finalmente sulla ambita cima rocciosa, al punto trigonometrico della vetta del monte Cervati a 1899 m di altezza, potremo da quassù godere di ampie vedute panoramiche sul mare fino alle valli e ai monti interni.

acqua ghiacciataMagari continueremo la nostra ascensione nel buon mese di agosto per un pellegrinaggio in onore della Madonna della Neve (1852 m) chiamata anche Madonna del Cervato, perché tale devozione mariana è legata al Santuario diocesano e alla Grotta adiacente, ubicati sulla cima del Monte Cervati. Molte sono le tradizioni religiose e i culti religiosi degli abitanti dei piedi del monte, ma il culto più radicato e più conosciuto è il pellegrinaggio che ogni anno vede il trasporto della statua della Madonna della Neve, dalla Chiesa Madre al suo santuario sulla sommità del monte all’alba del 26 luglio e di ritorno al paese all’alba del 5 agosto per i festeggiamenti patronali.
Di ritorno alla base, faremo la stessa strada a ritroso, tra risa allegre e gambe di legno, tra qualche altra foto e gli ultimi biscotti, timide confidenze e primi pensieri, fino a ora rimasti a casa.

Una strada però, che pur essendo la stessa, guarderemo adesso, dopo il nostro weekend sul Cervati innevato, con nuovi occhi.

 

“Scalare non serve a conquistare le montagne; le montagne restano immobili, siamo noi che dopo un’avventura non siamo più gli stessi”.

Royal Robbins (maestro dell’arrampicata americana)

 

Tutti i percorsi proposti sono con l’Associazione di trekking “Outdoor Campania”

http://www.outdoorcampania.it/

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