28 Gennaio 2017 - 09:00

Z la Formica: pensa con la tua testa

z la formica

Uscito nelle sale italiane il febbraio 1999, seguendo la storyline italiana, ‘Z La Formica’ (Antz) è il secondo lungometraggio della DreamWorks SKG. Una pellicola che suscitò non poche polemiche a causa del “semi” plagio nei confronti della Disney Pixar ai danni di “A Bug’s Life”

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Usciti e realizzati quasi in totale contemporaneità, le tre pellicole Il Principe D’Egitto, A Bug’s Life, e Z la Formica rappresentano una svolta epocale per il destino del cinema animato. Ben due di queste pellicole furono realizzate dalla DreamWorks, lo studio di Spielberg e Katzenberg che si presentava al mondo come antagonista della Disney. Ma anche con la Pixar i rapporti non furono dei migliori, in quanto l’azienda di Lasseter e Jobs nel frattempo usciva nelle sale con A Bug’s Life, pellicola piuttosto simile per sceneggiatura a quella di cui parleremo in questo articolo.

Prima di tutto, capiamo le differenze

Più che concentrasi sulle somiglianze tra A Bug’s Life Antz sarebbe opportuno anche evidenziarne le differenze. È vero, il mondo narrato è pressoché identico, ovvero quello degli insetti, ed in particolare quello delle formiche. Ma la natura delle due pellicole, e la storia che narrano, è completamente diversa. Della formica che punta ai grandi traguardi abbiamo già parlatoIn breve, A Bug’s Life è una storia comica e leggera, ma dal significato profondo. L’argomento trattato è l’importanza del gruppo e del farsi forza a vicenda, nonché la possibilità di cambiare il mondo. Il film della DreamWorks si discosta da quest’ultimo sotto diversi aspetti.

DreamWorks: trasposizione transmediale cinematografica

Ciò che contraddistingue la DreamWorks è la trasposizione transmediale cinematografica che attua in molte delle sue pellicole. Se ne Il Principe d’Egitto lo scopo era riproporre le vicende dell’Esodo, stavolta l’obiettivo è stato in primis studiare personaggi e doppiatori all’unisono, in modo da rendere preciso e caratterizzante ogni movimento ed ogni espressione dei personaggi. E’ il caso di Woody Allen che doppia il protagonista Zeta, così come Sylvester Stallone è Weaver, amico e spalla comica, mentre Jennifer Lopez è la principessa Azteca. Godersi questi capitoli in lingua originale, dunque, risulta molto importante.

Su cosa costruisce la DreamWorks? A cosa aspirano le formiche? 

La pellicola della DreamWorks, come scritto poc’anzi, risulta essere molto più matura e sensibile rispetto alla trasposizione del mondo delle formiche offertoci dalla Pixar. Zeta è perfettamente somigliante a Woody Allen: pessimista, isolato, depresso. Cerca il suo posto nel mondo, in una società che secondo lui non gli permette di rendere al meglio le proprie – potenziali – capacità. “L’intero sistema mi fa sentire insignificante” perché è proprio sulla nullità del pensiero delle formiche che si basa la colonia del Generale Mandibola (Gene Hackman) che guida le formiche-operaio come burattini, ponendo al centro la “razza” delle formiche-soldato, avviando un vero e proprio razzismo.

La denuncia sociale fatta a cartone animato

Le scene di Z la Formica non sono facili da digerire. Soprattutto se pensiamo alla guerra-suicidio delle formiche contro le termiti, così come è preoccupante la mentalità stereotipata della formiche che effettuano continuamente le stesse identiche operazioni. 

La terrificante ridondanza della monotonia, spezzata dall’unica lama capace di trafiggerla: l’identità.

“Perché devono ballare tutti allo stesso modo?” si chiede Zeta, che non vuole confondersi con la massa, come se fosse la copia di mille riassunti.

A cui la Principessa risponderà proprio: Sei strano, e proprio perché lo sei, mi piaci così tanto”.

Perché piace tutto ciò che è diverso dal comune. E per piacere non ci vuole molto, basta essere diversi. E per essere diversi ci vuole ancor meno, basta essere se stessi.

Il tutto nello splendore dell’ultima scena che si allontana dalla colonia delle formiche, svelando prima il terreno, poi la terra di un giardino, giardino di una periferia, periferia di una città, città di un mondo. Perché il cambiamento parte dal basso e dal piccolo, e se ci riescono delle formiche, perché non possiamo riuscirci noi ogni giorno?

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