Crisi di governo: continua la bagarre tra Renzi e Conte
L’ipotesi di crisi di governo si fa più vicina. Tra Renzi e nuove alleanze e un Sergio Mattarella indeciso, per Conte le acque si agitano
Il nuovo governo Conte-ter potrebbe non vedere la luce del nuovo anno. Matteo Renzi avanza l’ipotesi di un nuovo governo al Quirinale dando quasi per scontata la dipartita del premier, avendo già in mente però, il nome del sostituto.
Mattarella e le aspirazioni di Renzi
Niente intacca le aspirazioni di Matteo Renzi, nemmeno il discorso di Sergio Mattarella sulla responsabilità dei leader. Secondo Renzi, infatti, le parole di Mattarella non avrebbero nè incoraggiato, ma tanto meno frenato le aspirazioni di Italia Viva. Così Matteo Renzi si prepara all’eventualità di un nuovo governo e si porta avanti nei compiti a casa e al Capo di Stato serve un nome. ‘Il presidente della Repubblica non ci ha fermato, ma al Capo dello Stato va portata una soluzione’ , in poche parole Renzi pensa a un nuovo governo e a un nuovo capo del Consiglio. Non è difficile immaginare il sostituto papabile per Renzi, pronto a sacrificarsi pur di far cadere l’esecutivo, ma le cose potrebbero essere più difficili di quanto immaginato.
Nel frattempo però, Matteo Renzi rincara la dose e ripropone la promessa di di ritirare la delegazione dei ministri, con una data di scadenza già in mente: ’Si è trattato di un passo falso. Lui pensava di fare con noi il gioco del cerino, per metterci paura e additarci come irresponsabili che non hanno a cuore il bene del Paese. In realtà è Palazzo Chigi che oggi appare immobile davanti all’emergenza. E in assenza di novità, che immagino non ci saranno, il 7 gennaio noi ci assumeremo la responsabilità di ritirare la nostra delegazione di ministri’.
Il 7 gennaio quindi il premier dovrà fare i conti con voti da dover sostituire e anche in tutta fretta. Serve ricordare che, il 7 gennaio, l’Italia ritornerà ufficialmente al sistema delle zone gialle, arancioni e rosse, con il Dpcm attuale in scadenza. Crisi su crisi dunque, dentro e fuori l’esecutivo.
Le ipotesi
Attualmente, l’unica chance sarebbe un ricalcolo nei giudizi sul recovery e sulla delega ai servizi segreti, questioni per cui Conte era apparso fiducioso e irremovibile. Ma la fiducia mal riposta potrebbe non ripagare il premier. Qualora, infatti, Conte si rifiutasse e le trattative del compromesso non andassero a buon fine, Conte vedrebbe l’anticiparsi del consiglio dei ministri al 4 gennaio, con la richiesta di voto anticipata. Visto il blocco di opinione , potrebbe così seguire un incontro successivo per valutare il voto di fiducia in Aula.
Questione di numeri
Secondo le ipotesi di una possibile crisi di governo,senza i renziani, il Senato conterebbe 151 voti: 92 del M5s, i 35 del Pd, 8 delle autonomie e 16 del gruppo Misto. L’opposizione sarebbe, invece, ferma a 149, da cui secondo il Fatto Quotidiano potrebbero uscire i nomi dei responsabili. Si pensa ad alcuni nomi dell’Udc, ma anche ad alcuni forzisti, tra cui Andrea Cangini, facendo salire la maggioranza a 155.
I possibili scenari
Una delle ipotesi è che questo tira e molla termini con un nulla di fatto. Ciò sarebbe possibile solo e soltanto se tra Renzi e Conte si cedesse a un accordo.
In seconda ipotesi, Italia Viva potrebbe essere sostituita dalla tanto vociferata rete di responsabili, ma attualmente, senza nomi, resta molto improbabile. Conte, in ogni caso, continuerebbe a conservare il suo posto.
Il terzo scenario, invece, potrebbe prevedere la disfatta di Conte, con l’entrata in campo di un nuovo nome.
Per questo scenario si ipotizzano i nomi più disparati: da Mario Draghi a Luigi Di Maio, in ballo anche il Dem .Ma se il caso Draghi sembra improbabile, il nome di Luigi Di Maio ha già ricevuto un no secco dall’interno del M5S. L’ultima ipotesi, quella di avanzare un nome dalla bolla dei leader Dem potrebbe proporsi come una scelta di stabilità e governabilità per il Paese.
Fatto sta che ora, il premier Conte dovrà fare i conti con i fantasmi del passato, parzialmente zittiti durante il difficile periodo dell’emergenza. Alla fine del tunnel però, Conte va incontro una nuova e già nota crisi, come e quando riuscirà ad uscirne resta solo da vedere.
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