23 Settembre 2020 - 12:24

Coronavirus, bambini meno colpiti grazie all’immunità innata

coronavirus diabete

Uno studio ha approfondito il ruolo dell’immunità innata che  protegge i bambini dai danni infiammatori causati dal coronavirus

Dall’inizio della pandemia da coronavirus, uno delle informazioni certe in possesso degli scienziati è stata che i bambini sono meno soggetti all’infezione. Infatti, calcolando le percentuali di pazienti pediatrici colpiti dal SARS-CoV-2, risulta chiaro come questa sia nettamente inferiore rispetto a quella di pazienti adulti. Il motivo è stato oggetto di studio da parte dell’Albert Einstein College of Medicine e dell’Università di Yale che hanno coinvolto una popolazione di 125 pazienti affetti da Covid-19. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “Science Transational Medicine“.

I dati

I ricercatori hanno coinvolto 60 pazienti adulti e 65 pazienti di età inferiore ai 24 anni, ricoverati per Covid-19 tra il 13 marzo e il 17 maggio 2020. Come riportato da SkyTg24, 20 dei pazienti pediatrici soffrivano di MISC-C (nuova sindrome infiammatoria multisistemica), una delle conseguenze del coronavirus. Durante il corso dello studio, nei campioni di sangue prelevati sono stati ricercate cellule immunitarie e citochine, proteine infiammatorie prodotte proprio dalle cellule immunitarie. Tenuto conto del quadro clinico dei giovani pazienti, è chiaro come la cosiddetta immunità innata abbia avuto un ruolo importante per il decorso dell’infezione.

L’immunità innata e l’immunità adattiva

Per comprendere meglio il fenomeno per cui i pazienti giovani sono maggiormente protetti rispetto agli adulti, è importate comprendere la differenza tra immunità innata e adattiva. La prima, maggiormente sviluppata nei pazienti pediatrici, in cui le cellule immunitarie rispondono rapidamente ai patogeni di tutti i tipi. La seconda, invece, risponde per lo più a specifici microbi che entrano nell’organismo.

In questo caso, grazie all’immunità innata, i pazienti pediatrici sono risultati avere livelli ematici maggiori di una particolare proteina chiamata citochina IL-17A. Questo fattore risulta proteggere l’organismo dai danni infiammatori dell’organismo. Nei pazienti adulti, invece, le cellule immunitarie producono maggiormente i cosiddetti anticorpi neutralizzanti, responsabili della più violenta risposta infiammatoria negli adulti che comporta maggiori danni ai polmoni e ad altri distretti dell’organismo.

Sulla base di questi dati, i ricercatori hanno analizzato il decorso clinico dell’intera popolazione di pazienti presi in esame: 22 adulti (37%) hanno richiesto la ventilazione meccanica rispetto ai 5 (8%) pazienti pediatrici; 17 adulti (28%) sono morti in ospedale rispetto ai 2 (3%) pazienti pediatrici.