Draghi: ecco il metodo per la formazione del nuovo Governo
Ascolto e consultazioni ridotte, queste le caratteristiche del metodo Draghi. Un uomo di poche parole che riesce ad incantare tutti
Draghi è il numero 1 riconosciuto in tutto il mondo e con una fama internazionale. Di lui si è già scritto di tutto, del suo lavoro alla banca centrale europea, del suo “whatever it takes” che salvò l’Euro, dei suoi studi seguiti in America con i premi nobel dell’Economia. Si è scavato nella sua vita privata, tra i dolori di essere divenuto molto giovane orfano e la sua vita con la moglie e i figli. Insomma, abbiamo davvero tante notizie per ricostruire la vita personale e professionale del nuovo premier. Ma ora, dopo una settimana di consultazioni, si può definire un vero e proprio metodo: il metodo Draghi.
Cos’è questo metodo? Sicuramente passerà alla storia e diventerà argomento di studio per la scienza politica. Il metodo del nuovo primo ministro consiste nell’ascoltare l’altro. C’era davvero bisogno di coniare un termine per un’attività così semplice come l’ascolto? Beh, a quanto pare sì. Abituati alle urla, al prendere la parola con prepotenza, a non aspettare che l’altro finisca di parlare, avere così un nuovo primo ministro capace di ascoltare e di capire le ragioni dell’interlocutore appaiono prerogative importanti.
Inoltre, le consultazioni si sono svolte su più piani, in realtà. I gruppi parlamentari sono stati incontrati dentro Montecitorio, ma un lavoro laterale si è svolto anche in altre sedi. Su tutte, come ha rivelato Repubblica, la foresteria del Comando generale dell’Arma dei Carabinieri, zona Parioli, a pochi passi dalla casa di abitazione del presidente incaricato. A Città della Pieve, dove è stato domenica scorsa tra il primo e il secondo “giro” di incontri, non ha visto nessuno. La particolarità del metodo Draghi è strettamente legato alla sua personalità pubblica: poche parole, e sempre ben mirate.
Il metodo di Papa Francesco
Scomodiamo Papa Francesco per un paragone che sembrerà azzardato ma che in realtà è molto contingente. Draghi, come aveva anche anticipato al presidente Mattarella, nei suoi incontri semplicemente ascoltava, scriveva (da solo), registrava. Questo suo comportamento potrebbe essere legato alla sua formazione gesuitica, in quanto si ascolta tutti, si avvia una profonda riflessione tenendo in considerazione tutte le riflessioni, e poi il capo (il Generale, e giù giù ai vari livelli) decide da solo. Un metodo chiamato discernimento, costantemente praticato anche da Francesco, che vede e sente moltissime persone a Santa Marta ma poi firma da solo nomine e provvedimenti.
Un metodo nuovo per il Parlamento italiano. Ma Draghi sembra aver incantato tutti, anche i sovranisti. Nessuno, neanche i grandi sostenitori del dibattito, sembrano toccati dal metodo e dalla cura dell’ex governatore della Banca d’Italia.
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