La filosofia del lamento: se non ti piace la tua vita cambiala
Le lamentele e i drammi che raccontiamo a noi stessi creano prigioni di negatività. Ma cos’è la lamentela? Che cosa crea?
La lamentela ci rende vittime spesso inconsapevoli dei suoi stessi effetti. Quando ci lamentiamo, ciò che succede è che raccontiamo scuse a noi stessi per non cambiare la nostra situazione: si tratta di una sorta di “giustificazione” del non fare, perché fare significherebbe adoperarsi andando incontro a sforzo e fatica maggiore. Scegliamo per questo il più delle volte di rifugiarci in questo alibi.
Prendersela con il lavoro, con una crisi sentimentale o addirittura con una giornata di pioggia è sintomo di questa tendenza a scaricare le proprie frustrazioni su altro da sé per evitare di guardarsi dentro, avendo di conseguenza una percezione distorta della realtà. Essere consapevoli di ciò che ci rende insoddisfatti dovrebbe portarci sulla strada del cambiamento, ma spesso la consapevolezza non basta se si cade nella prigione del lamento. E’ come crogiolarsi su un’amaca, lagnandosi di voler cambiare posizione senza farlo perché costa fatica. L’unica vera soluzione alle problematiche che ci attanagliano è agire su queste ultime, alla radice del problema. La lamentela rappresenta al contrario una procrastinazione di questo procedimento.
Ad aggravare il tutto, bisogna considerare che spesso il lamento può essere contagioso e trasmettere malessere anche a chi sta intorno a noi.
Se qualcosa non ti piace, cambiala. Se non puoi cambiarla, cambia il tuo atteggiamento. Non lamentarti.
(Maya Angelou)
ARTICOLO PRECEDENTE
ARTICOLO SUCCESSIVO