15 Aprile 2019 - 13:36

Libia: è guerra tra Trenta e Salvini per i rifugiati politici

Trenta Libia

Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, si scontra con un membro del Governo sulla questione Libia. Stavolta è Elisabetta Trenta la destinataria

Sempre più una sorta di vera e propria guerra “ad personam” nei confronti dei membri del proprio Governo, siano essi membri dei 5 Stelle o tecnici. Stavolta, a finire nel mirino di Matteo Salvini, è il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. Oggetto della discussione, seguendo la linea degli ultimi giorni, è la Libia con i suoi rifugiati politici. Sono ampiamente prevedibili le posizioni: se da una parte Salvini nega l’approdo di questi ultimi, la Trenta rivendica un aspetto più umanitario e più in regola con l’ONU.

Finché sono ministro, i porti restano chiusi. Chiedo rispetto, mie le competenze su ordine e confini. Rispetto il lavoro del collega Di Maio che si occupa di lavoro, ma sui temi di controllo dei confini e di criminalità organizzata sono io a decidere. Se il ministro Di Maio e Trenta la pensano in modo diverso lo dicano in Cdm e faremo una franca discussione. I porti con me rimangono indisponibili chiusi e sigillati ai mercanti di esseri umani.” ha dichiarato Salvini.

Con la guerra migranti diventano rifugiati, vanno accolti. In caso di una nuova guerra non avremmo migranti ma rifugiati. E i rifugiati si accolgono. Chi dice che pensa al possibile attacco in Libia per risolvere il problema dei migranti sta facendo un errore enorme. Le conseguenze in termini di destabilizzazione ricadrebbero soprattutto sull’Italia.” ha risposto a tono il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta.

Sulla questione libica, prende parola anche il presidente della Camera, Roberto Fico, il quale si schiera su posizioni analoghe a quelle del ministro della Difesa.
I rifugiati non possono essere respinti, coloro che scappano da una guerra non possono essere respinti. Questo è il diritto internazionale, quindi mi sembra davvero scontato. È il diritto e così è.

La guerra personale nei confronti del Governo

A questo punto, la situazione diventa alquanto palese. La questione della Libia è solamente l’ultima goccia che cade da un vaso che già è stato traboccato da tempo. Ormai nel Governo si sono create due fazioni ben precise, e la cosa paradossale è che le persone che sembravano “neutrali” stanno comunque assumendo anche loro una posizione. Da una parte, vi sono i sostenitori della “crociata” di Salvini, che ha cominciato una guerra vera e propria nei confronti dell’altra parte del Governo, formata dai 5 Stelle.

Ma la guerra in Libia ha offerto lo spunto anche ad altre figure, che finora sembravano in ombra, di prendere una posizione ben precisa non solo all’interno della questione singola. Infatti, dopo Giovanni Tria che ha espressamente fatto capire di essere filo-europeista e di voler “conservare” i conti, ora sorge anche la mentalità di Elisabetta Trenta alla ribalta del Governo.

Quest’ultima, infatti, si serve pienamente del diritto europeo (cosa sacrosanta) per contrastare le mire protezionistiche illegittime del ministro dell’Interno. E, nel frattempo, lo stesso Matteo Salvini dimostra, ancora una volta, di voler interferire con faccende che non gli riguardano e di sovrintendere a ruoli che non gli appartengono. Da un certo punto di vista, dunque, sta facendo una sorta di guerra allo stesso Governo.

Che lo scopo sia quello di dilaniarlo dall’interno, in modo da ottenere elezioni anticipate, forte del consenso galoppante dei sondaggi elettorali? Staremo a vedere.