Matteo Renzi: il distruttore che parla di “costruttori”
Mario Draghi è diventato il nuovo capo ufficiale di Governo. Ma il vero vincitore della disputa, a questo punto, è palesemente Matteo Renzi
Nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Eppure c’è una regola, non scritta e non detta, che sembra essere diventata fondamentale in quest’ultimo periodo: mai dare Matteo Renzi per morto. L’ex segretario del PD, con Italia Viva, dalla sua creazione, ha sempre annaspato pesantemente e non è riuscito mai a raggiungere quel picco di popolarità che aveva raggiunto precedentemente, quando lui stesso era a capo del centrosinistra. Nonostante ciò, ancora una volta, il politico democratico è riuscito ad imporsi e a condurre la giostra precisamente dove voleva lui.
Non è servito a niente il tentativo, da parte di Roberto Fico, di tentare di ricomporre una maggioranza che, a conti fatti, non c’è mai stata. O che, almeno, è stata continuamente smembrata e fatta a pezzi. Ci hanno provato, in continuazione, sia il Partito Democratico che il Movimento 5 Stelle, ma non ci sono riusciti assolutamente. Alla fine, i due partiti di maggioranza hanno dovuto capitolare. E Mario Draghi si è trasformato in una sorta di piccolo capolavoro di geometria politica da parte di Matteo Renzi. Quest’ultimo ha praticamente messo alle corde i due partiti maggiori e ha portato all’ennesima deriva tecnocratica del nostro Paese.
Questo è stato l’ennesimo punto portato a segno dal leader di Italia Viva. Un puzzle che sembrava abbastanza difficile da incastonare, ma che alla fine ha collimato. Un po’ perché gli alleati di centrosinistra lo hanno lasciato fare (il PD si sente comunque “coinvolto” a pieno), un po’ per l’inadeguatezza degli oppositori (il Movimento 5 Stelle). Malgrado la sua antipatia e i suoi continui sberleffi, non si scoraggia e va avanti nella sua fida opera. Un distruttore nel tempo in cui si dovrebbe parlare di costruttori.
Fioretto nel tempo di sciabole
Inutile dire altro. Siamo di fronte all’ennesima palla messa in buca da parte di Matteo Renzi. Colui che si trova dappertutto, ma che allo stesso tempo è sfuggente. La sua è stata una mossa fatta da uno che sapeva di non aver nulla da perdere, da chi probabilmente si è affacciato al suo 3% e ha detto “Ma sì, tentiamo il tutto per tutto“, e alla fine quel tutto per tutto è riuscito. Il trionfo della tecnocrazia, della politica fatta da professionisti e non da partiti. Il problema vero, però, si pone ora, nel momento in cui c’è da guidare un Paese al di fuori di una crisi.
Mario Draghi, con assist perfetto di Matteo Renzi, ha saputo senza dubbio cogliere la palla al balzo e si è subito insinuato alla guida dell’Italia, che ora più che mai ha bisogno di certezze. Naturalmente, anche lo stesso Mattarella ha reputato sensata la scelta, ma lo ha fatto perché, giustamente, un Governo tecnico stabile in questo momento è molto più utile di un Governo politico instabile. Senza la pandemia, infatti, si sarebbe quasi sicuramente trovata la strada per tentare un’altra sortita politica o addirittura le elezioni.
L’ex premier ha giocato di fioretto, nel tempo in cui, dall’altro lato, avevano già pronte le sciabole. Ora, naturalmente ciò non significa che ci sia qualcosa da deputare negativamente a PD e 5 Stelle. Il punto, però, è che hanno perso di vista il punto focale. E cioè che in qualunque momento il terreno gli sarebbe potuto cascare da sotto i piedi, e così non avevano messo in conto l’ennesimo capovolgimento di fronte di quello che ha capito più di tutti come far politica al giorno d’oggi. Ovvero con l’audacia e con l’astuzia. Questo è il mondo di oggi.
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