Il grido di Napoli: “Non fateci scegliere tra salute e lavoro”
Napoli scende in piazza dopo l’annuncio di un nuovo lockdown da parte del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. ‘Non fateci scegliere tra lavoro e salute’ grida Napoli all’unisono. Scontri tra polizia e ultras
Napoli – L’annuncio di un possibile nuovo lockdown arriva nel pomeriggio. A dichiararlo in diretta televisiva è il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Soltanto poche ore dopo, Napoli apre le sue piazze alla protesta: commercianti, piccoli imprenditori e collettivi politici non ci stanno e dicono di no alle ultime restrizioni stabilite dal presidente della Regione Campania. Al centro della protesta proprio lui, Vincenzo De Luca, a cui i manifestanti dedicano i loro cori: ‘De Luca non ti vogliamo’.
Non fateci scegliere
La protesta inizia alle ore 22.00 a Largo San Giovanni Maggiore, sullo sfondo dell’Università di Napoli ‘L’Orientale‘. A prendere il microfono sono i commercianti, che lamentano l’indifferenza del governo e l’autoritarismo del presidente della Campania Vincenzo De Luca, da cui prendono le distanze.
‘Non si governa la povertà con la paura’ e ancora ‘Non fateci scegliere tra salute e lavoro’. In piazza si parla di sopravvivenza e di esasperazione per un’amministrazione che non sarebbe stata in grado di tutelare e garantire i diritti e le libertà fondamentali: ‘Come possiamo chiudere, rientrare dei debiti accumulati nei mesi scorsi, rientrare delle rate dei finanziamenti Covid, oltre alle spese di tutti i giorni?’. Questa la domanda posta da uno dei membri dell’Associazione dei ristoratori beneventani.
La tensione è alta, così come la frustrazione della gente scesa nella pizza di una città abituata alla protesta. Una frustrazione che a tratti ricorda un grido d’aiuto. ‘Sostegno a reddito diretto e indiretto, risorse straordinarie immediate per garantire l’accesso a screening, cure e diritto alla salute’.
Queste alcune delle richieste che si ripetono a Largo San Giovanni Maggiore, a cui si aggiunge la richiesta di tutela del diritto alla casa e al lavoro: ‘Fateci lavorare’ grida qualcuno tra la folla, l’eco riempie la piazza e sembra non smettere più. ‘A salute è a primma cosa, ma senza sorde nun se cantano messe. Stop affitti, tasse e utenze’ si legge sullo striscione fissato nel punto più alto della piazza.
La tensione sale
Il corteo si sposta, attraversa la strada principale di Via Roma e si ferma davanti alle porte della Regione. La folla sembra aumentata, si parla di duemila persone. L’obiettivo è fermare tutto, bloccare il passaggio a qualunque mezzo attraversi il punto scelto. Anche i volti sembrano diversi, anzi irriconoscibili.
Caschi integrali, cappelli e sciarpe nere rendono parte della folla senza volto. Si sparge la voce siano arrivati gli ultras. La tensione sale e gli schieramenti diventano chiari. Polizia e manifestanti schierati gli uni contro gli altri, nessuno è disposto a muoversi. Il cielo diventa terso e l’aria irrespirabile, gli agenti di polizia lanciano lacrimogeni sulla folla. Da quel momento in poi lo scenario cambia definitivamente, cariche e scontri violenti, lacrimogeni e manganelli, bottiglie e spranghe. Qualche ferito da entrambe le parti, ma a rimanere dopo gli scontri è ancora la folla, che mantiene la base fino alle 24.15 per poi disperdersi lentamente.
Napoli mascherata
La strada del ritorno appare già diversa, eppure sono passate soltanto poche ore dal coprifuoco. Le poche persone in strada vengono fermate ad ogni passo. Le volanti sfilano numerose a distanza di pochi metri, ricoprendo gran parte delle strade della città. In lontananza si vede arrivare l’esercito. La città è vuota, o quasi, a rimanere è il fumo nell’aria, la luce blu delle sirene, le fiamme ancora accese e la rabbia, la frustrazione e la delusione. A rimanere però, anche la promessa di nuove proteste, per far sapere che Napoli non si spegne.
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