31 Gennaio 2019 - 12:28

Pose, su Netflix dal 31 gennaio: la recensione della prima stagione

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Arriva su Netflix dal 31 gennaio Pose: nella New York degli anni ’80, tra drag queen e yuppies della Trump Tower, l’imperdibile serie di Ryan Murphy

Se hai una passione per gli anni ’80, New York è la tua La Mecca e sguazzi negli ambienti Lgbt, allora Pose è la serie che fa per te. E se così non fosse, potrebbe essere un’occasione imperdibile per affacciarsi su questo mondo sfavillante e condannato, glitterato e reietto, gioioso e tremendamente triste, che solo da pochi anni a questa parte ha iniziato ad aprire le sue porte alla cultura di massa. E se tutto questo non fosse ancora sufficiente, la firma di Ryan Murphy – che ne è creatore insieme a Brad Falchuk e Steven Canals – dovrebbe essere di per sé una garanzia.

New York e la ball culture

La serie si sviluppa sulla scena della cosiddetta “Golden Age” della New York di fine anni ’80, periodo in cui prende piede la ball culture, una sottocultura della comunità gay, dedita allo svolgimento di competizioni attraverso sfide di ballo e sfilate all’interno delle ball room. Nascono qui il voguing, un tipo di danza eseguito attraverso delle pose (come se si stesse posando per un servizio di moda, appunto, per Vogue) e spesso utilizzato per sfidare un avversario “a colpi di pose”, e le drag categories, cioè sfilate a tema che danno spazio al quel travestitismo da cui sboccerà l’universo delle drag queen.

I partecipanti di queste competizioni sono gli esclusi tra gli esclusi: omosessuali e transessuali per lo più afroamericani e latinoamericani. Emarginati dalle proprie famiglie e dalla società a causa del loro orientamento sessuale o di genere, sono ghettizzati persino dalla stessa comunità gay, in cui l’uomo bianco, anche se omosessuale, prevale sempre su quello nero. Ancora più gravi si presentano gli abusi nei confronti delle trans, collocate all’ultimissimo gradino di una società estremamente patriarcale e capitalista, vengono trattate con la massima ripugnanza e, al contempo, come oggetto delle più becere pulsioni sessuali dei ricchissimi yuppies newyorkesi. In un mondo così spietato, le ball room diventano le uniche vie di uscita alla ricerca di un riscatto morale e di uno spazio sicuro, possibile grazie alle house, gruppi con cui non solo esibirsi durante le competizioni, ma anche un luogo dove ritrovare rifugio da una vita ridotta in strada ed il calore perduto della famiglia.

Personaggi e trama

E proprio con la creazione di una nuova house parte la narrazione. Blanca (MJ Rodriguez), trans latino-americana, stufa delle angherie subite dall’arrogante quanto leggendaria Elektra (Dominique Jackson), “madre” della trionfante House of Aboundance a cui apparteneva, decide di fondare la sua House of Evangelista. Memore delle difficoltà del suo coming out e dei duri anni in strada, accoglie nella sua neonata house il giovane aspirante ballerino Damon (Ryan Jamaal Swain), appena cacciato di casa per via della sua omosessualità, e poco dopo anche Ricky (Dyllón Burnside) e Papi (Angel Bismark Curiel), anche loro giovanissimi e rimasti senza un tetto ed una famiglia. Membro degli Evangelista è anche la magnetica Angel (Indya Moore), anche lei transessuale, disillusa dalla vita e sopraffatta dalle frustrazioni, sia economiche che sentimentali, che le impediscono di vivere come vorrebbe: da una vera donna. Altri personaggi chiave sono Pray Tell (Billy Porter), vocalist e iconico presentatore delle serate nella ball room, Stan Bowes (Evan Peters), business man neoassunto presso la Trump Tower, sua moglie Patty (Kate Mara) ed il suo superiore, il rampante dirigente Matt Bromley (James Van Der Beek).

Una serie da vedere sì o… sì!

Al di là dell’oggetto trattato, così originale che sarabbe da solo sufficiente a stimolare la curiosità di chiunque, Pose è una serie che merita di essere vista sì o… sì! E lo si può affermare sotto ogni punto di vista. L’interpretazione, di media già alta, è trainata verso le stelle da Indya Moore, eterea quanto ammaliante nel ruolo della giovane trans Angel, e da Billy Porter – non a caso nominato ai Golden Globe come miglior attore in una serie drammatica – che ha dato prova una forza drammatica travolgente nella parte di Pray Tell, mixando perfettamente leggerezza e saggezza, oltre che di straordinarie doti canore. Incantevole Dominique Jackson nei panni dell’elegante corazza di superbia di miss Elektra, piacevole ed in gamba James Van Der Beek, bene MJ Rodriguez e tutti i suoi “figli” (Ryan Jamaal Swain, Dyllón Burnside, Angel Bismark Curiel). Nell’entusiasmo generale, c’è una punta di delusione per Kate Mara e Steve Peters che, chissà se per imposizione di sceneggiatura (in ogni caso non riuscita), sono risultati congelati.

Ambientazione, costumi e colonna sonora cotti a puntino nel minestrone di glitter, eccessi e pop tipicamente anni ‘80, raggiungendo un livello di perfezione tale che viene tradito solo – e senza rammarico – dalla qualità delle immagini dei nostri tempi.

Ma non solo saltimbanco: l’Aids e la scia di morte e dolore che in quegli anni colpì migliaia di persone si pone al centro delle tematiche della serie, infrangendo i limiti di quello che ancora oggi è spesso affrontato impropriamente come un tabù. Infatti, tra i tanti meriti di Pose c’è soprattutto quello di aver portato con grande precisione sugli schermi una realtà esistita – e, in diverse evoluzioni, ancora esistente -, di cui venne data testimonianza già nel 1990 con il film documentario Paris Is Burning (tip: anche questo disponibile su Netflix!), inserito nel National Film Registry dalla Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti per il suo valore storico, culturale ed estetico. Insomma, roba di non poco conto.

Seconda stagione in cantiere e l’approdo su Netflix

Pose ha ricevuto due candidature ai Golden Globe per le categorie “Miglior serie drammatica” e “Miglior attore in una serie drammatica” a Billy Porter. Grande successo fin dalla sua prima trasmissione sul canale statunitense FX nel giugno 2018, un mese più tardi è stata annunciata una seconda stagione che verrà messa in onda nel 2019. Intanto sarà distribuita anche in Italia attraverso la piattaforma streaming Netflix a partire dal 31 gennaio 2019.