20 Aprile 2015 - 11:01

Roma Film Academy, la formazione concreta

roma film academy

Roma Film Academy, la Scuola dallo sguardo concreto. Intervista al CEO Dario de Judicibus: “La nostra sfida è sradicare la presunzione” 

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Siamo spesso scontenti dei prodotti audiovisivi italiani, diamo poca credibilità ai professionisti del settore, perché siamo condizionati dal nostro passato, quando il cinema era uno dei gioielli del Paese, che ha perso valore negli anni. Quali sono i fattori? Molteplici e complessi: l’avvento della televisione, quella generalista che ha allontanato il pubblico dall’arte, una mancata adesione politica ai progetti culturali proposti da giovani del mestiere, disinteresse e semplificazione delle forme artistiche, hanno condizionato un vuoto di contenuti e di sperimentazione.

roma film academy

Roma Film Academy

Il cinema e la televisione però, stanno cambiando prospettiva e sono diventate due alleate, quando un tempo furono rivali. Oggi la SerieTv sta tramandando l’arte del cinema, come Hollywood ci sta insegnando, curando i dettagli; estetica, scrittura, effetti speciali, montaggio, recitazione. Ideando e promuovendo il cinema a puntate, si sta ritornando sull’importanza del valore qualitativo, riattivando professioni che si stavano abolendo per mancanza di fondi e realizzando film poco interessanti, perché spesso carenti sul lato professionale. 

Il cinema si può insegnare? Questo è un dibattito lungo che dura da sempre. In fondo però, se vogliamo davvero essere competitivi, dobbiamo anche acquisire il linguaggio e gli strumenti per creare, nella filosofia di gruppo, un prodotto di alto livello. Vetrina di un’Italia che vuole offrire una nuova opportunità ai giovani appassionati, Roma Film Academy può rappresentare anche la tua occasione per integrare esperienza personale, passione, dettagliata e concreta formazione. Se invidiamo, a volte, il sistema americano o inglese, oggi possiamo provare a entrare nella Scuola romana, dove il mondo dell’audiovisivo è scardinato in tutte le sue parti per poi essere ricomposto insieme, in cui ognuno interpreta un “ruolo” della grande macchina della comunicazione artistica.

Roma Film Academy “imita” il modello anglosassone e fa propri valori come meritocrazia e serietà. Uno scambio di energia tra insegnanti e allievi, basato sul rispetto tra le parti. Se si vuole “imparare” il mestiere, bisogna abituarsi al sacrificio e alle regole. Una scuola completa, che offre promozione e agevolazioni, con un regolamento preciso su cui si modella il rapporto e la convivenza tra studenti.

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Roma Film Academy

Una struttura fornita di set cinematografici, il teatro di posa e spazi in cui esercitare le abilità tecniche, seguiti da grande insegnanti professionisti del settore, divisi in: corsi accademici (regia, sceneggiatura, montaggio, produzione, tecnico del suono, direttore della fotografia, recitazione); specializzazioni e aggiornamenti (steadicam, recitazione per stranieri); seminari e laboratori (dalla scherma scenica al Butoh, dalla scenografia alla colorazione digitale); masterclass (che ospita un personaggio di rilievo del mondo del cinema).

Teoria che unisce la pratica in maniera reale, perché durante la frequentazione della Scuola, il 70% degli allievi lavorano concretamente, partecipano ad attività artistiche in corso, entrano nel mondo dell’audiovisivo per continuare a imparare e acquisire le tecniche; si abituano così, i futuri artisti e professionisti, a sapersi muovere in maniera autonoma uscendo dalla Roma Film Academy. 

Intervista al CEO di Roma Film Academy, Dario de Judicibus. 

Qual è la grande novità della Roma Film Academy rispetto alle altre scuole o corsi su cinema e televisione?

Innanzi tutto la Scuola s’ispira a un modello didattico di stile anglosassone, in cui professionalità, etica e meritocrazia hanno un ruolo centrale. Quindi valori come l’educazione, l’impegno personale, la disciplina, il metodo, la pratica e ovviamente gli aspetti caratteriali e individuali sono altrettanto importanti quanto la competenza tecnica e le doti artistiche e creative del singolo.

Da un punto di vista di contenuti, invece, la Scuola si propone come un momento di formazione a livello internazionale, quindi superando una visione ormai obsoleta del cinema e puntando sulla centralità della storia e, nell’ambito televisivo, sulla serialità.

Perché è così importante la disciplina nel campo dell’audiovisivo? Cosa è cambiato rispetto a ieri?

Come già detto, non basta essere creativi: bisogna essere preparati e affidabili. Il cinema, l’intrattenimento in generale, è sempre più un’industria, anche nel nostro Paese. Stiamo lavorando quindi sul modello nord-europeo e americano, dove il cinema ha un’accezione anche commerciale, per cui è necessario sapersi proporre, essere aggiornati e professionali.

Una realtà accademica deve servire anche e soprattutto ad acquisire questi metodi: la disciplina del set, del lavoro su committenza, delle scadenze da rispettare, delle gerarchie di una troupe; tutti elementi che si trasmettono facendo pratica, simulazioni ed esercizi, non solo leggendo libri o guardando film.

L’Italia non ha più prodotti competitivi, forse perché stanno scomparendo i mestieri del cinema?

In realtà non stanno scomparendo ma si stanno evolvendo: il D.I.T., lo stereografo, il colorista digitale, ad esempio, sono tutte figure che lavorano su processi e flussi di lavoro più complessi di quelli del passato. Tuttavia questa evoluzione coinvolge anche ruoli più tradizionali, come il regista o il produttore. In America, ad esempio, questi ruoli sono molto diversi da come ancora li intendiamo noi in Italia.

Bisogna essere aggiornati e curiosi, disposti a studiare e a perfezionare il proprio lavoro, altrimenti si rimane tagliati fuori. Oggi è principalmente il mercato che detta le regole di questa evoluzione, in seconda battuta la tecnologia. Purtroppo questo sono ancora in pochi a capirlo nel nostro Paese e di conseguenza i nostri prodotti spesso rispecchiano un mondo del cinema che non sta al passo con quello delle grandi produzioni estere.

Cosa si propone di fare, quest’anno, la Roma Film Academy rispetto agli scorsi anni? Quali sono le difficoltà?

Come già detto, la nostra strategia è quella di puntare sempre di più sul cinema come industria, quindi non solo creatività ma pianificazione e organizzazione, per cui daremo sempre più spazio all’interdisciplinarietà, al lavoro sul campo, all’inglese quale lingua franca delle produzioni internazionali e ovviamente alla storia come elemento portante di tutta la filiera, dall’ideazione alla post-produzione.

Tutto ciò ovviamente presenta una serie di difficoltà che tuttavia sappiamo come affrontare e gestire. Una invece che continua a crearci problemi riguarda un aspetto culturale tipicamente italiano: combattere la presunzione del «pago, quindi faccio come mi pare». In pratica in Italia siamo abituati a pensare che “privato” voglia dire non doversi impegnare per raggiungere comunque dei risultati. La Scuola invece dà agli allievi l’opportunità e i mezzi per diventare dei professionisti del settore premiando impegno, disciplina e passione senza i quali questo obiettivo non può essere né raggiunto né tantomeno “comprato”.

La nostra sfida è quindi sradicare questa presunzione, smontare queste convinzioni e lavorare al meglio con tutti coloro che dimostrano di essere veramente degli artisti, nel senso più nobile del termine, ovvero che hanno qualcosa da raccontare e che davvero amano questo mondo.

Roma Film Academy pensa che il futuro della comunicazione artistica sia legato all’unione tra studio e pratica? In che modo?

La pratica in questo settore è la parte più rilevante: lo studio, l’esercitazione, le prove, gli esperimenti falliti e quelli riusciti, il tutto sotto la supervisione di docenti di provata reputazione, sono la nostra arma migliore per formare professionisti in grado comunicare oggi e in futuro. Per questo motivo abbiamo un nostro teatro di posa, dedicato alle lezioni di pratica, all’interno dei Cinecittà Studios.

Le abilità tecniche possono essere coltivate in autonomia, le doti artistiche possono essere innate, ma gli strumenti per utilizzare e metterle a frutto queste caratteristiche vanno trasmessi da chi ha una valida esperienza professionale e didattica.

Oggi tutte le comunicazioni più efficaci si avvalgono del mezzo audiovisivo, che sia per scopi artistici o commerciali. Saper trasformare un messaggio in un prodotto fruibile da milioni di persone di ogni lingua e cultura è una necessità globale. Questo vale tanto per il film da sala e da festival, quanto per il corto pubblicitario, lo spot aziendale o i video musicali.

Puoi iscriverti alla Roma Film Academy, per l’anno accademico 2015/2016, fino al 30 giugno 2015; consulta il sito cliccando QUI

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