22 Marzo 2016 - 14:21

Schierata al fianco del PKK, rimpatriata 22enne lombarda

Giovanna Lanzavecchia era atterrata venerdì in Turchia per festeggiare il capodanno kurdo. Dopo diversi commenti sui social pro PKK la polizia postale della mezzaluna l’ha fermata e nei prossimi giorni sarà rispedita in Italia

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Arrestata, detenuta e ben trattata: Giovanna Lanzavecchia, studentessa lombarda di 22 anni, sta bene ed è in attesa di essere impacchettata e rispedita in Italia. La ragazza è stata fermata sabato sera in un internet point di Istanbul, da lì aveva pubblicato in rete contenuti a favore del PKK,  il movimento di ribelli curdi in lotta con il governo di Erdogan. La storia del Partito dei lavoratori del Kurdistan è lunga, complessa e troppo spesso
dirottata dai palazzi del potere di Ankara verso una verità costruita. Il sostegno fornitogli però è un reato e la polizia postale della mezzaluna è attentissima a tutti i contenuti pro PKK in rete, centinaia i siti ed account twitter censurati.

pkkGiovanna Lanzavecchia in Turchia c’era andata comunque per sostenere i ‘fratelli kurdi’: arrivata ad Istanbul solo venerdì ed ospite della città per pochi giorni, la metropoli era solo un crocevia del viaggio che l’avrebbe portata alla fine a Diyarbakir, città nel sud-est del Paese dove oggi si tengono le grandi celebrazioni per il capodanno kurdo. Poi l’esplosione dello scorso sabato mattina proprio a Diyarbakir in cui hanno perso la vita 7 militari turchi, la probabile matrice curda e gli scontri successivi. Lì la decisione per la ragazza italiana di cambiare percorso, destinazione del viaggio diventa Berlino. Un programma che Giovanna Lanzavecchia non ha potuto rispettare.  Sabato sera la polizia turca l’ha fermata, troppi i commenti a fare del partito di ribellione.

Adesso la ragazza è trattenuta presso un centro di detenzione per stranieri nella parte europea della metropoli sul Bosforo, in attesa di espulsione verso l’Italia. Un provvedimento che, secondo il padre Marco, dovrebbe arrivare “al massimo entro mercoledì”. Come già accaduto in casi analoghi, le autorità turche dovrebbero anche vietarle l’ingresso per 5 anni nel Paese. Giustificazioni arrivano dal padre “In Turchia siamo stati anche insieme – racconta – e lei sa benissimo che il vilipendio allo Stato, o alla persona di Ataturk, sono considerati delitti gravi. Quindi io mi stupisco, e la perdono solo perché ha 22 anni, che lei si sia permessa di fare osservazioni di questo tipo”.

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