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La parabola discendente del prodigio Maria Schneider

La parabola discendente di Maria Schneider, giovanissimo prodigio, ma allo stesso tempo sfortunata e probabilmente maltrattata attrice, è una pagina amara del nostro cinema. #AccadeOggi

[ads1] Maria Schneider (Parigi, 27 marzo 1952 – Parigi, 3 febbraio 2011), figlia non riconosciuta dell’attore Daniel Gélin e della modella Marie Christine Schneider, è stata un’attrice prodigio, rivelando un incredibile talento, pur senza aver mai preso lezioni di recitazione. A 17 anni, a due anni dal debutto in teatro a soli 15 anni, approda al cinema come protagonista di L’arbre de Noël” di Terence Young, poi recita accanto a Alain Delon in Madly. La sua fama cresce in fretta e a 20 anni raggiunge l’apice con un ruolo che nel bene e nel male le cambierà la vita: nel 1972 Bernardo Bertolucci, infatti, la scrittura insieme a Marlon Brando per Ultimo tango a Parigi, che la catapulta suo malgrado nell’immaginario collettivo per la scena incriminata, tra le lacrime e l’umiliazione di esserne ignara, del burro e della sodomia.
“Santa famiglia, sacrario dei buoni cittadini, dove i bambini sono torturati finché non dicono la prima bugia, la volontà è spezzata dalla repressione, la libertà è assassinata dall’egoismo”.
Bertolucci, rivelatosi un manipolatore misogino, proietta su un’ancora giovanissima Maria Schneider un’immagine difficile da gestire, di cui non riuscirà a liberarsi nel corso della carriera e che la farà soffrire. Nel 1975 è ancora sull’onda del successo, nonostante il dramma personale serbato negli ann: Michelangelo Antonioni le propone di interpretare la misteriosa amante di Jack Nicholson in Professione: reporter. L’anno dopo, durante le riprese di Io, Caligola di Tinto Brass, rifiuta di girare le scene di nudo: il licenziamento le provoca un esaurimento nervoso, per il quale verrà ricoverata in una clinica psichiatrica a Roma. Nel 1980 la sua migliore performance nei panni della giovane e perduta Maloup, in La derobade – Vita e rabbia di una prostituta parigina di Daniel Duval. Poi però la fama inizia a scemare, così come la sua carriera cinematografica. Nel 2011 a 58 anni e a distanza di tre anni dall’ultima apparizione al cinema in Cliente di Josiane Balasko, muore di cancro. [ads2]
Redazione ZON

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