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Dopo la vicenda Incalza e le conseguenti dimissione di Maurizio Lupi ecco arrivare la nomina del nuovo titolare del Dicastero dei Trasporti e infrastrutture: Graziano Delrio.
L’ormai ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio intraprende il suo incarico fra mille difficoltà preesistenti all’interno del MIT.
Infatti, oltre alla citata questione che coinvolge il “superburocrate” Incalza, Delrio dovrà affrontare nel minor tempo possibile e con risultati migliori di quelli dell’ultimo anno le spinose questioni Mose e, soprattutto Expo, che tanto preoccupano i vertici di Palazzo Grazioli.
Laureato in medicina, Delrio ha ricoperto in precedenza le cariche di Sindaco di Reggio Emilia, e presidente Anci, e Ministro per gli Affari Regionali e le autonomie locali (durante il Governo Letta) prima dell’esperienza con l’ex Sindaco di Firenze.
Il suo incarico comincia con due grandi problematiche da risolvere: la prima inerente le grandi opere e la seconda, più di natura politica, del bilanciamento all’interno di maggioranza e governo.
Per quanto riguarda la prima questione, il neo Ministro annuncia un vero e proprio cambio di rotta.
Da un lato, infatti, rilancia sulle “Grandi Opere” (“Noi dobbiamo fare le cose cominciate e portarle a termine”) eliminando qualsiasi dubbio sulla politica che il Dicastero intende portare avanti.
Dall’altro cerca sia di smorzare i toni polemici, sollevati dalle recenti questioni inerenti le infrastrutture, che di garantire piena trasparenza nel suo operato, aprendo totalmente alla collaborazione con il Presiedente della Commissione Anticorruzione Raffaele Cantone.
Il secondo problema, di natura prettamente politica, potrebbe rivelarsi maggiormente ostico nella risoluzione.
Dopo la nomina di Delrio a tuonare è stato Maurizio Sacconi, Senatore ed ex capogruppo NCD.
Il dilemma riguarda effettivamente l’equilibrio interno che, ora come ora, sarebbe sbilanciato a favore del PD.
L’NCD, data la situazione attuale, sta cercando di operare su un duplice binario:
L’ultimo punto potrebbe risultare un’arma a doppio taglio per il Partito del Nazareno, in quanto, come affermato dallo stesso Sacconi (“Se uscissimo male le nostre difficoltà nella coalizione crescerebbero”), nel caso in cui l’NCD dovesse uscire con le ossa rotte dalla prossima tornata elettorale, la maggioranza di Governo potrebbe avere ulteriori problemi di tenuta.
La risoluzione dell’intera questione sembra quindi rimandata a maggio, dopo che i territori si saranno espressi sulle politiche dei diversi gruppi presenti.
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