Donna vittima di violenza: cosa accade nella sua psicologia

È sufficiente a volte uno sguardo perché nasca in una donna la paura di essere inopportuna, inadatta in qualsiasi contesto. Uno sguardo che può spazzare via ogni briciolo di sicurezza costruito con tanta fatica. Non l’occhio indifferente di un passante o di chi le siede accanto in un treno, ma lo sguardo gelido e agghiacciante di chi ha abusato del suo corpo, del suo essere.”

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Tra tutte le forme di violenza lo stupro è quella che colpisce il corpo in maniera più profonda, lasciando ferite lente a rimarginarsi, agendo al solo scopo di reprimere la libertà e cancellare l’identità della vittima. Mettere in luce cosa accade nella psicologia di una donna abusata resta tra gli obiettivi centrali degli psicologi.

Ricerche e dati clinici stabiliscono profonde correlazioni tra abuso e instabilità o dipendenza, ciò che comunemente è identificato nella Sindrome di Stoccolma, secondo cui si instaura uno stato di dipendenza psicologica, e che ci si azzarda, talvolta, a definire affettiva, con il proprio abusante.

Chi ha subito uno stupro può mettere in atto strategie difensive che potrebbero rivelarsi inefficaci e generatrici di ulteriori gravi problemi. Depressione e disturbi alimentari, comportamenti devianti come abuso di alcol e droghe, prostituzione o promiscuità sessuale o, al contrario, una forte inibizione della sessualità destinata a condizionare i futuri rapporti amorosi, sono tra le conseguenze più comuni.

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Il vissuto di una molestia subita influenza per sempre l’esistenza della vittima, la quale può assumere un comportamento che, reiterato nel tempo, tende a causare importanti compromissioni nella vita relazionale, sociale e lavorativa.

Paolo Crepet, psichiatra e sociologo italiano, parla di anaffettività, riferendosi a individui che fanno fatica a provare ed esprimere emozioni, siano esse positive o negative, ponendo barriere apparentemente invalicabili tra sé e gli altri.

Affrontare le conseguenze di una violenza richiede una forza enorme non solo da parte della vittima; è fondamentale che instauri un rapporto empatico con il proprio psicologo, che si senta accolta e ascoltata con rispetto, rassicurata e protetta, mai giudicata o colpevolizzata.[ads2]

 

Redazione ZON

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