Attualità

Esaurimento delle risorse ittiche nel Mediterraneo: l’Europa si rivolge alle importazioni

Aumento del consumo di pesce

Con l’inizio del 2024, il Mediterraneo ha ufficialmente esaurito le sue risorse ittiche, segnando un punto di svolta storico per la regione. Da oggi in poi, per soddisfare la crescente domanda di pesce, l’Europa dovrà fare affidamento sulle importazioni. La situazione è il risultato di un consumo insostenibile: ogni cittadino europeo consuma in media 24 chili di pesce all’anno, con gli italiani che raggiungono un picco di 31,21 chili pro capite.

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L’aumento della domanda di pesce, particolarmente marcato durante il periodo estivo, ha alimentato una pesca eccessiva. Questo fenomeno non solo ha depauperato gli stock ittici del Mediterraneo, ma ha anche creato un grave squilibrio nell’ecosistema marino. La pesca intensiva, guidata dalla necessità di soddisfare i mercati sempre più affamati, ha portato molte specie a un livello di rischio critico.

A queste azioni umane si aggiungono gli effetti devastanti della crisi climatica.

Il riscaldamento globale, l’acidificazione degli oceani e l’innalzamento delle temperature marine stanno alterando drasticamente gli habitat marini, riducendo la capacità riproduttiva e la sopravvivenza di molte specie ittiche. Secondo recenti studi, la crisi climatica mette a rischio la metà della produzione mondiale di pesce, aggravando ulteriormente la già precaria situazione.

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L’Europa si rivolge alle importazioni

Le importazioni, ora inevitabili, rappresentano una soluzione temporanea che non affronta le radici del problema. È essenziale che l’Europa e l’Italia, in particolare, adottino misure drastiche per la gestione sostenibile delle risorse marine. Tra queste misure, la riduzione del consumo pro capite, l’implementazione di pratiche di pesca sostenibile, il rafforzamento delle regolamentazioni e la protezione degli habitat marini sono passi fondamentali per garantire un futuro per le risorse ittiche del Mediterraneo.

L’esaurimento delle risorse ittiche del Mediterraneo è un campanello d’allarme che non può essere ignorato. Richiede un impegno collettivo da parte dei governi, delle industrie della pesca e dei consumatori per invertire la rotta e costruire un sistema alimentare marino più sostenibile e resiliente. Solo attraverso azioni concertate e responsabili possiamo sperare di ripristinare l’equilibrio e la salute dei nostri mari.

Redazione ZON

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