Finlandia, in aeroporto cani anti Covid-19: al via studio rivoluzionario

Nell’aeroporto di Helsinki, in Finlandia, 4 cani molecolari utilizzati per intercettare potenziali malati di Covid-19: riescono a percepire differenze nell’odore

La diagnosi precoce è l’unica vera arma per limitare il diffondersi del Covid-19. Scoprendo in tempo reale la malattia in un paziente anche asintomatico, si riesce ad impedire che questo contagi altre persone, specialmente in ambienti chiusi come locali, cinema e mezzi di trasporto. La rivoluzione potrebbe arrivare dalla Finlandia che sembra essere un passo avanti nella gestione della pandemia rispetto a tutte le altre nazioni. Dallo scorso 23 settembre, infatti, nell’aeroporto di Helsinki sono stati “arruolati” quattro cani molecolari (presto sedici), addestrati per riconoscere persone potenzialmente malate. I cani annusano e, quando riconoscono il virus, il soggetto in questione viene indirizzato presso il centro sanitario dell’aeroporto per un test gratuito.

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Come funziona il test

Il test avviene su base volontaria: ai soggetti presenti viene chiesto di asciugare il sudore del collo con un fazzoletto che viene poi rinchiuso all’interno di una scatola insieme ad altri odori. Proprio come succede per la ricerca di sostanze stupefacenti, il cane riesce a riconoscere in circa 10 secondi la sostanza (ancora sconosciuta) che permea il sudore di un malato. Sebbene, come già detto, sia ancora sconosciuta quella sostanza che caratterizza i liquidi corporei di un malato di Covid-19, agli scienziati è ben chiaro che questa sostanza esiste. Già lo scorso luglio, infatti, i ricercatori dell’Università di Medicina Veterinaria di Hannover, in Germania, hanno riscontrato come i cani riuscivano ad identificare campioni di saliva di pazienti malati con percentuali di successo superiori al 94%.

Migliore amico, in salute e in malattia

Se tutto questo può sembrare surreale, qualora non bastasse l’esperienza consolidata di cani da salvataggio, antidroga – e i non meno importanti cani da tartufo – è importante ricordare che già in passato alcuni cani sono stati utilizzati per riconoscere altre malattie come malaria e cancro, con risultati eccellenti. Se anche questa ipotesi dovesse essere confermata, i cani potrebbero davvero rappresentare la svolta in attesa di un vaccino definitivo. Si potrebbe risparmiare sui test rapidi che verrebbero effettuati solo sui pazienti individuati dagli animali e potrebbero fungere da filtro di controllo in strutture come ospedali ed aeroporti. Insomma, anche in questo caso il cane risulterebbe il migliore amico dell’uomo.

Guido Isacco

Giornalista pubblicista iscritto all'Ordine dei Giornalisti-Sezione Campania. Appassionato di scienza, arte e attualità. Collaboratore presso ZON.it, per il quale cura principalmente la rubrica HealthZon.

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