È il 1992, gli anni Ottanta sono appena trascorsi, ma alcuni residui restano ancora saldi nell’abbigliamento, nel trucco, nelle parole e nei rapporti fra le persone. Si è superata una guerra fredda, le contestazioni studentesche, la caduta del muro e il femminismo. Insomma la società degli anni Novanta è emancipata da molti punti di vista, tante cose sono successe, tante cose devono ancora accadere. Il sesso non è più un mistero per nessuno o quasi, da un po’ di tempo la pillola anticoncezionale fa parte del kit da borsetta di molte donne e ragazze.
In questo contesto s’inserisce il film di Roman Polanski, Luna di Fiele, interpretato da Kristin Scott Thomas, Hugh Grant, Emmanuelle Seigner e Peter Coyote. È un film confezionato come una storia d’amore, ma si dimostra essere poi uno spaccato della sessualità declinata in tutte le salse.
Narrata così verrebbe da dire che non c’è nulla di più romantico di questo, ma i due protagonisti ben presto rivelano allo spettatore una forte carica sessuale che li conduce in un vortice di dissolutezza e degrado. I due consumano l’amore in tutti i modi possibili e si consumano a loro volta. Fin dal primo momento è evidente che i due innamorati bruciano le tappe e la loro storia è destinata al declino, o forse no?
Il film è estremamente erotico perché gli amplessi più che visti, vengono narrati da Oscar all’ingenuo Nigel (Grant) un anonimo personaggio che egli incontra in una nave da crociera dove la sua vittima sta consumando la luna di miele.
È proprio sul finale che scopriamo che la coppia, distruttasi in tutti i modi, anche fisicamente (basti guardare Max in sedia a rotelle), riesce a rinascere dalle proprie ceneri e reinventarsi in un perverso gioco erotico che coinvolge una coppia di giovani sposini.
È un film che attraversa tutte le fasi di una relazione dal principio al declino, ne esplora la rinascita proprio a partire da ciò che ne ha causato la dissoluzione: il sesso. Gli amanti che vengono presentati qui sono insoddisfatti, mai sazi, sempre pronti a scoprire qualcosa di nuovo e quale evoluzione migliore ci può essere, per due che hanno provato tutto, di quella che coinvolge terzi? E la cosa non è più eccitante se le due vittime sono due giovani sposini ingenui che del sesso sanno poco e niente?
Lo spettatore non può che provare emozioni contrastanti, da un lato restare intrigato dal mondo estremo e perverso che viene narrato, dall’altro esserne quasi spaventato fino a lasciarsi cullare dalla semplicità del rapporto alla vaniglia della coppia “normale”.
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