Il referendum per il cambiamento, in Macedonia, è clamorosamente fallito. L’accordo con la Grecia per il nuovo nome della nazione è stato un flop clamoroso. L’affluenza alle urne non ha raggiunto il quorum del 50% più uno. La maggioranza, costituita dal 90,8% dei votanti, aveva però votato per il cambio di nome.
Il premier socialdemocratico Zoran Zaev, europeista convinto e grande fautore della consultazione, non si perde però d’animo. Addirittura, potrebbe puntare alle elezioni anticipate nel caso di difficoltà nell’iter parlamentare per l’approvazione dell’accordo con Atene.
“È stata una giornata di democrazia, i cittadini hanno votato pacificamente e liberamente secondo le proprie convinzioni. La volontà degli elettori in questo referendum consultivo dovrà trasformarsi in attività politica in Parlamento.” ha dichiarato.
Al contrario, il conservatore Gjorge Ivanov, che negli scorsi giorni aveva invitato tutta la Macedonia al boicottaggio, ha esultato per il risultato ottenuto. Nel centro di Skopje, c’è stato un vero e proprio plebiscito, con musiche tradizionali e slogan antigovernativi.
Anche qui, quindi, si conferma la vena nazionalistica che sta coinvolgendo tutta Europa: l’ultradestra macedone è in ascesa.
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