L’evoluzione dell’ascolto della musica in questi anni

L’universo della musica è uno tra quelli che, nel breve volgere di qualche anno, ha conosciuto i maggiori cambiamenti, soprattutto nel modo di fruire di brani e melodie

Se nel 2020 arrivasse una persona del 1980 usando una fantomatica macchina del tempo, probabilmente avrebbe qualche difficoltà a credere che i vari supporti fisici per l’ascolto della musica come CD e cassette siano in via di estinzione. In effetti sarebbe davvero molto difficile biasimarlo, in quanto l’ascolto della musica è drasticamente cambiato nel giro di questi ultimi 40 anni. 

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Se nei mitici anni ‘70 o ‘80 prima il vincile, poi il CD erano l’ultimo grido, ormai questi supporto sembrano quasi andati in disuso. In realtà il vinile, contro tutti i pronostici, sembra essere tornato in auge, merito soprattutto degli impianti hi-fi e giradischi sempre meno costosi. Il vero protagonista però è Internet con YouTube, Spotify e altre piattaforme per l’ascolto della musica sia in formato audio sia come videoclip. Vediamo come si è evoluta la concezione di fruizione della musica e come questo ha influito sull’industria musicale e sugli artisti.

Da CD a MP3

Saltiamo il passaggio da vinile a cassetta e avviciniamoci subito all’era digitale. L’arrivo degli MP3 generò il caos nell’industria musicale, in quanto non c’era alcun modo per controllare i download. Internet era un vero e proprio far west, dove sbucavano siti bizzarri e dove i social network non erano che una vaga idea nella mente di qualche utente avanguardista. Al tempo le connessioni a 32k e 56k non erano abbastanza potenti per reggere il flusso di dati al quale siamo abituati al giorno d’oggi. Internet era un lusso per pochi ed era di una lentezza incredibile. 

Questo però non ha impedito a molti utenti di caricare brani in formato MP3 sul web, usando siti e diversi programmi ormai spariti come il famoso Napster. L’azienda produttrice di questo software fu addirittura citata in causa dai Metallica, ovviamente poco contenti di vedere i propri introiti dalla vendita dei CD a rischio. Il quintetto capitanato da Lars Ulrich non fu molto lungimirante, in quanto nel giro di qualche anno l’intero mondo della musica sarebbe stato completamente travolto dal web. 

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Con l’arrivo delle nuove connessioni ISDN, ADSL e in ultimo la Fibra Ottica, gli utenti più smaliziati iniziarono a scaricare interi CD, mandando l’industria discografica nel panico. Il lettore MP3 sostituì così il lettore CD. Questo nuovo dispositivo si rivelava più pratico in quanto permetteva di memorizzare più di un disco alla volta, inoltre le dimensioni compatte consentivano di portarlo ovunque. Fu una rivoluzione dalla quale non si è più tornati indietro. Napster non ha comunque rovinato la carriera ai Metallica che se la passano ancora molto bene.

Da MP3 a YouTube

E così il nuovo trend nei primi anni del ventunesimo secolo fu quello di ascoltare la musica su formato digitale. La qualità del CD era comunque più alta degli MP3, quindi gli appassionati per un po’ di tempo continuarono comunque ad acquistare i dischi dei loro artisti preferiti… almeno fino a quando non venne creato il formato FLAC, un file digitale di altissima fedeltà audio. 

Le case discografiche provarono ovviamente a sfruttare il momento, mettendo tracce e dischi in digitale a pagamento su diverse piattaforme come iTunes di Apple. Questa idea si rivelò vincente, in quanto con l’arrivo degli iPod e gli iPhone le nuove generazioni abbandonarono i CD per comprare tracce singole dei loro artisti preferiti. E da qui la musica non sarebbe stata più la stessa. Le case discografiche iniziarono a puntare sempre di più sui singoli, spesso trascurando la qualità complessiva degli album. 

Gli artisti dovettero rimboccarsi le maniche e lanciarsi in tour sempre più lunghi, in quanto le vendite dei CD stavano scendendo vertiginosamente. Le band emergenti iniziavano a fare una certa fatica a trovare contratti discografici decenti, mentre quelle già affermate rallentarono la produzione di nuova musica. Basta fare una stima di quanti dischi una singola band formata negli anni ‘80/’90 ha fatto uscire, paragonandola a quelli usciti nei primi anni del 2000.

L’arrivo di YouTube ha permesso a tutti di vedere i propri videoclip preferiti, senza dover per forza sintonizzarsi su MTV. L’ente televisivo infatti è poi scomparso nel giro di pochi anni. I giovani non volevano più CD o singoli, ormai l’intrattenimento musicale era diventato anche visivo. I videoclip diventarono sempre più spettacolari e ne uscivano almeno due o tre per ogni CD. Anche gli artisti emergenti dovettero mettere mani al portafoglio per creare video da caricare online.

Musica in streaming

Da qui in poi il passo per arrivare allo streaming è stato breve. Al giorno d’oggi gli utenti utilizzano Spotify, un’app che permette di ascoltare le proprie playlist in streaming preferite pagando un abbonamento mensile. I CD sono diventati un mero oggetto da collezione, non a caso molti negozi di musica sono andati in rosso e hanno dovuto chiudere. Tutto questo ha ovviamente stravolto il mercato musicale che ormai punta sul sicuro senza prendersi più sfide. 

Sono sempre di meno le band emergenti che riescono a stare a galla e spesso molti gruppi validi finiscono per sciogliersi in quanto non vedono i loro sforzi premiati. La musica è diventata sicuramente più accessibile, ma d’altra parte per gli artisti ormai guadagnarci è davvero un’impresa. In tutto questo progresso è incredibilmente risorto il vinile, una buona àncora di salvezza che permette alle band di distribuire il proprio materiale su un formato fisico molto apprezzato dai collezionisti.

Redazione ZON

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